Colture di canapa devastate dalle cimici

Perso un terzo dei semi che rappresentano la parte più redditizia della pianta: agricoltori e studiosi in cerca di contromisure

MONTAGNANA. Più arzille che mai, le cimici non intendono concedere tregua in questo autunno con temperature primaverili, e proseguono nel loro sistematico attacco a migliaia di abitazioni, alla ricerca di un riparo sicuro. Ma sono anche parecchio affamate, come ormai ben sanno gli agricoltori alle prese con danni notevoli su frutteti, orti e molte altre coltivazioni.

La soia è solo una delle tante colture in cui trovato riparo i fastidiosi insetti verdi e i loro parenti asiatici ancora più vivaci e famelici. In questi giorni nuvole di cimici si stanno alzando anche dai campi di canapa, una pianta multiuso riscoperta negli ultimi anni e in rapida diffusione nel Veneto. Ebbene, gli agricoltori, nel momento della raccolta, stanno scoprendo che quasi un terzo dei semi di canapa finora raccolti sono dei gusci vuoti. Pare che la responsabile sia proprio lei, l’onnipresente cimice.

È la sospettata numero uno perché è in grado di succhiare la linfa dalle piante, dai frutti e quindi anche dai piccoli semi di canapa. «Probabilmente le cimici hanno attaccato le piante durante la maturazione» osserva Paolo Minella, responsabile della filiera della canapa per Coldiretti «e sono riuscite a succhiare i semi, lasciandoli vuoti. Finora la canapa è stata raccolta in oltre 80 ettari dei 150 circa presenti nella nostra provincia e i semi rovinati sono almeno il 30 per cento del totale. Con i produttori e i tecnici stiamo cercando di capire se la responsabilità è tutta della cimice o se ci sono stati altri fattori che hanno provocato questo calo produttivo».

Il seme è la parte più redditizia della pianta di canapa per la possibilità di ricavarne un olio sempre più richiesto dal mercato. Il prezzo di un quintale di semi è di circa 150 euro, che può salire anche a 200 se si tratta di coltivazione biologica. Considerato che la resa di un ettaro di canapa è di circa 8-10 quintali il ricavo è particolarmente interessante e va a sommarsi ai 15 euro al quintale che si ottengono dal fusto, da cui si possono ricavare tessuti e prodotti per la bioedilizia. A patto però che non sorgano problemi come l’attacco delle cimici.

«Comprendiamo il disagio collettivo» aggiunge Minella «ma chi sta subendo i danni maggiori è proprio l’agricoltura. Il problema non sta nella presenza della soia, come abbiamo già spiegato, ma nella proliferazione di un insetto che non ha molti predatori. Quest’anno il clima ha favorito una diffusione ancor più massiccia, per questo stiamo spingendo sulla ricerca con l’Università, in modo da individuare le contromisure più efficaci».

Nel giro di una settimana la raccolta della canapa sarà portata a termine in tutta la provincia. Sono un centinaio gli agricoltori che hanno riscoperto la coltura, ovviamente nella versione a basso contenuto del principio attivo Thc – quello della cannabis – che è al di sotto dello 0, 6 per cento previsto dalla legge.
 

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