Commerciante padovano ucciso da un’autobomba in Siria

Rami Zuiater era il titolare del kebab di via Cavazzana: era tornato a Idlib per combattere il regime di Assad
BARON - AGENZIA BIANCHI - PADOVA - ESTERNO KEBAB IL MAGICO
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PADOVA. Rami Zuiater era arrivato in Italia dalla Siria da bambino, insieme al suo papà. Da Padova dove si erano stabiliti, non si è più mosso. Ha studiato, ha lavorato.

Si è fatto tanti amici e si è trovato una ragazza. Aveva aperto una rivendita di kebab, Il Magico di via Cavazzana, tra i più apprezzati di Padova.

Ed era conosciutissimo anche per la passione per i balli latino americani che ne aveva fatto uno dei migliori istruttori del Relax Club. Tre anni fa Rami è tornato in Siria, deciso a combattere il regime che opprime il suo popolo, che semina terrore e morte.

Rami è morto in Siria, vittima di uno dei tanti attentati con un’autobomba fatta esplodere proprio davanti al suo negozio, nella città di Idlib. La stessa in cui lo scorso aprile il regime di Assad avrebbe compiuto l’attacco con le armi chimiche che ha fatto centinaia di morti.

Non ha mai imbracciato il fucile Rami. Non era quella la guerra che aveva deciso di combattere quando all’età di 28 anni ha scelto di lasciare Padova, un’attività ben avviata, le sue passioni - oltre al ballo anche la sua amata motocicletta - gli amici di una vita.

«Rami non accettava che il suo paese morisse» racconta Ilenia Caccin, per cinque anni sua fidanzata e partner al Relax Club, «non sopportava l’idea che la Siria fosse solo morte e distruzione. Non è stata una decisione facile quella di lasciare tutto quello che aveva costruito qui in tanti anni di sacrifici».

Rami dopo aver terminato gli studi aveva lavorato per diversi anni nella pizzeria Petrarca. Con i soldi messi da parte aveva fatto il salto di qualità, aprendo la sua attività in Prato della Valle.

Una sfida, all’epoca, fra i primi “kebabbari” ad affacciarsi sulla piazza all’ombra del Santo. Una sfida vinta. Il negozio resiste tutt’ora e a condurlo è un cugino, che da lui ha imparato il mestiere.

Rami metteva passione in tutto ciò che faceva. Dopo poco che aveva iniziato a frequentare il Relax Club si era tuffato nei balli latino americani, diventandone presto istruttore.

«Il lavoro per lui era anche la sua gioia, si divideva tra Il Magico e il Club, era adorato dai clienti, dallo staff e dagli altri ballerini» il ricordo di Ilenia, «sto ricevendo tantissime testimonianze di affetto. Anche se era partito da tre anni, il suo ricordo non è mai venuto meno, era sempre presente fra noi».

Rami era un ragazzo dal cuore grande, con una sensibilità speciale. Una caratteristica che emerge cristallina dai numerosi messaggi di cordoglio che gli amici stanno lasciando in queste ore nel profilo Facebook dell’ex fidanzata che ha postato la notizia della sua morte avvenuta due settimane fa.

«Quello che stava succedendo in Siria stava togliendo la serenità a Rami, che combatteva per non perdere il sorriso» racconta Ilenia, «quando ha deciso di tornare lì ci eravamo già lasciati da un anno, ma eravamo rimasti in ottimi rapporti, continuavamo a sentirci spesso. Mi ha raccontato che un fratello aveva perso una gamba colpito dalla scheggia di una bomba e che uno zio era morto sempre nel corso di un attacco».

A Idlib, città martoriata dalle bombe e assediata dai combattenti, Rami si era sposato. La moglie aspetta un bimbo.

«Dell’autobomba esplosa che ha ucciso Rami ho saputo dai suoi parenti. Quando me l’hanno riferito, pochi giorni fa, mi sono resa conto che avevo parlato con lui proprio il giorno prima della tragedia» rivela Ilenia, «nonostante la paura con cui era costretto a convivere, era così felice per il figlio in arrivo. Cercava sempre di essere positivo, nonostante tutto. Sentivo nella sua voce il terrore, era preoccupato per i suoi cari. Mi diceva sempre che aveva l’Italia nel cuore ma che il suo posto era la Siria».

Rami combatteva ogni giorno per il suo Paese, sfidava le bombe ogni mattina per aprire il suo negozio, aveva messo su famiglia scommettendo su un futuro difficile da scorgere tra i cumuli di macerie e l’odore della morte. Un quotidiano inno alla vita, la sua unica arma.
 

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