«Compagni stranieri per far crescere i figli nel mondo di oggi»

Paolo e Saretta Dalla Libera, tre ragazzi tra Giovanni XXIII e Pacinotti «La diversità è un valore e nessun problema di apprendimento»
«Non nascondiamo che fa male vedere questo fuggi fuggi dalle scuole del nostro territorio, anche da parte di amici che scelgono istituti più distanti per i loro figli. La nostra esperienza ci dice che ogni scuola ha i suoi problemi, ogni scuola ha i suoi insegnanti più o meno bravi. La cosa più bella è che i bambini vanno a scuola volentieri e questo mi fa pensare che abbiamo fatto le scelte giuste». Paolo Dalla Libera e Saretta Begolo sono i genitori di tre bambini e abitano a San Lazzaro. La scuola elementare Giovanni XXIII e la media Pacinotti, ovvero due scuole dall’altissima percentuale di scolari figli di migranti, sono le loro scuole territoriali. Scuole che somigliano molto alla Rosmini, balzata agli onori delle cronache per la sua classe di soli stranieri. Ma non ci sono solo genitori che guardano con sospetto a queste realtà. Paolo e Saretta, infatti, hanno scelto consapevolmente e tenacemente di mandare i figli a imparare a leggere, a scrivere, a far di conto e, magari, a vivere la contemporaneità.


«Niente migliora se non si decide di mettersi in discussione», spiega Paolo. «Io o Saretta siamo sempre stati nel comitato di gestione della scuola materna, mia moglie è da sempre rappresentare di classe dei genitori e io da 5 anni sono in consiglio di istituto. Il nostro impegno nasce da lontano e guarda al futuro: speriamo i che questo modo di “essere” possa essere di esempio per i nostri figli».


Una famiglia normalissima, entrambi lavoratori, tre figli: Alberto, 12 anni che frequenta la II media alla Pacinotti; Angela, 10 anni, in V alla Giovanni XXIII e Anna che frequenta l’ultimo anno di materna alla Cremonese. Tutte scuole del territorio. «Quando, a suo tempo – ricorda la mamma – ci siamo trovati di fronte alla scelta da fare per l’iscrizione alla scuola primaria di Alberto non abbiamo avuto molti dubbi. La Giovanni XXIII era ed è tuttora la scuola più vicina a casa e ci piaceva l’idea che i nostri figli potessero andare e tornare da scuola anche da soli, con le loro biciclette e in autonomia. E poi crediamo nell’importanza di vivere il proprio territorio. Lo abbiamo iscritto nonostante si parlasse già di scuola problematica e piena di stranieri. Di conseguenza quando due anni dopo è stato il turno di iscrivere Angela non ci siamo neppure posti il problema, anche se i bambini della Cremonese che passavano alla Giovanni XXIII erano davvero pochi».


Avete incontrato difficoltà? «Certo. Alti e bassi, a tal punto che alla fine della prima Angela volevamo trasferirla. Ma non perché c’erano compagni stranieri, le difficoltà maggiori le abbiamo incontrate con alcuni insegnanti e abbiamo lottato, con le dirigenti e fino alla porta del Provveditorato. Perché crediamo nella scuola pubblica. Ai miei figli poco importa che i loro compagni siano nigeriani oppure marocchini, per loro sono i loro compagni di classe senza alcuna distinzione. Il problema di relazione è più mio che loro. Io faccio fatica a relazionarmi con i genitori stranieri. Ma i miei figli sono abituati fin dalla scuola dell’infanzia a condividere tempi, giochi, attività e lavori con bambini stranieri e per loro è normale. E sono convinta che questa diversità gli faccia bene. I bambini che sono in classe con i miei figli sono nati per la maggior parte nel nostro paese, sono figli di genitori emigrati ai quali insegnano la nostra lingua. Nella mia esperienza i genitori stranieri sono abbastanza assenti nella vita scolastica. In pochi partecipano alle riunioni o alle assemblee di classe. E si fa fatica a raggiungerli. I mediatori culturali aiuterebbero ma non so se ci siano». Il programma scolastico viene rallentato? «No, i programmi procedono regolarmente. Magari le maestre alle elementari fanno più fatica perché i livelli di preparazione sono molto diversi, ma i programmi proseguono».




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