«Competenze senza rivali siamo più bravi che altrove ma non c’è rispetto»

Padova
Arianna Barbon, Sara Amadio, Fabio Barbesan e Massimo Buscato arrivano da Monestier, tutti infermieri in una casa di cura privata convenzionata Covid free. «Del resto» spiegano, «non esiste solo il Covid, quando fai l’infermiere metti in conto di lavorare in situazioni di pericolo, è sufficiente una puntura per contrarre l’Hiv o l’epatite C». In fondo, aggiunge Massimo «l’infermiere lo fa solo chi ha coraggio».
Sono arrivati a Padova mossi da motivazioni diverse, chi per mettersi alla prova, chi per curiosità, chi per intraprendere nuove strade. «C’è una cosa che mi fa rabbia» interviene Fabio «ho lavorato sia in Inghilterra che in Nuova Zelanda e mi dà davvero fastidio vedere come sono trattati gli infermieri in Italia. Hanno una marcia in più, sia sul fronte delle competenze che delle capacità, caratteristiche che altrove non ho visto, in molti paesi esteri farebbero loro ponti d’oro, eppure qui bisogna pregare per un posto nel settore pubblico, come se fosse la migliore delle concessioni».
Proprio per la presenza di tali e tante professionalità, sostengono Sara e Arianna «è assurdo che per assumere una persona sia necessario fare tutte queste trafile, questi mega concorsi con prove multiple, quando sarebbe sufficiente fare delle selezioni molto più semplici, ad esempio con dei colloqui». —
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