Con “Storie d’Amore” i ristoranti padovani conquistano una nuova stella

Il locale Le Calandre dello chef Max Alajmo resta al top Conferme meritate per La Montecchia e Lazzaro 1915
Lo chef Massimiliano Alajmo, il più giovane tre stelle Michelin al mondo mentre crea un suo piatto alle spezie utilizzando una lastra di vetro.
Lo chef Massimiliano Alajmo, il più giovane tre stelle Michelin al mondo mentre crea un suo piatto alle spezie utilizzando una lastra di vetro.



Sta crescendo la ristorazione nel Veneto. Non solo perché ci sono moltissime conferme, ma perché è tutto un fermento, un continuo cercare di migliorarsi, approcci di cucina creativi sì ma senza strafare e c’è una bella novità in Laguna: il Glam di Palazzo Venart ha conquistato la seconda stella, merito, anche del resident chef Donato Ascani. Come scrive la guida dei ristoranti d’Italia dell’Espresso: «Enrico Bartolini ha il merito di scegliere sempre i cuochi giusti».

stelle

Ma ora dobbiamo occuparci della Guida Michelin Italia 2020 che per altro ha giustamente dato la terza stella proprio ad Enrico Bartolini, al Mudec di Milano. Il locale che finalmente ha conquistato la prima stella è Storie d’Amore a Borgoricco (chef Davide Filippetto): una stella strameritata per una cucina che brilla da sempre di luce propria. Per il resto tutte conferme, dalle Calandre a Rubano di Max Alajmo che conferma le sue tre stelle (cucina di grande respiro che rispetta le materie prime senza stravolgerle dalla creatività), all’Antica Osteria Cera di Campagna Lupia che conferma le sue due, idem per la Peca di Lonigo dei fratelli Portinari, Casa Perbellini a Verona.

veneziano

Per quanto riguarda il Veneziano restano con una stella Il Ridotto (dove da poco è arrivato Nicolò Bonaccorsi, figlio d’arte, di grandi aspettative), Quadri (cuoco Silvio Giavedoni, una buonissima mano), Venissa (dove regna in cucina Chiara Pavan, ma il titolare è Francesco Brutto), Osteria da Fiore (dove comanda Mara Zanetti, miranese doc, con il marito Maurizio Martin e da poco anche il figlio Damiano), Oro Restaurant dell’hotel Cipriani (chef Davide Bisetto trevigiano doc, una cucina che si ispira alla tradizione ma non senza una ragionata creatività, il ristorante San Martino a Scorzè (in cucina Raffaele Ros, cuoco legato alla tradizione ma quando crea non teme rivali mentre in sala la moglie Michela Berto, sommelier di rango, consiglia i vini giusti).

Padovano

Conservano la stella La Montecchia a Selvazzano (la cucina è diretta da Max Alajmo) e Lazzaro 1915 a Pontelongo (tutto merito dello chef Piergiorgio Siviero e della sorella Daniela “di squisita gentilezza e preparazione” come scrive la Michelin).

Trevigiano

Il Gellius di Oderzo conserva la sua stella con il bravo chef Alessandro Breda, lo stesso dicasi per il Feva a Castelfranco (in cucina Nicola Dinato, chef creativo ma non senza ragionevolezza, detto per inciso, è anche in società per l’osteria Zanze XVI a Venezia), La Corte a Follina (in cucina il bravissimo Donato Episcopo) e infine l’Undicesimo Vineria a Treviso (dove regna incontrastato Francesco Brutto, vedesi Venissa).

Bellunese

Al Capriolo di Vodo di Cadore resta la sua bella stella (in cucina Francesco Paonessa mentre sous chef e pasticcere è Daniele Ori), così come la Locanda San Lorenzo a Puos d’Alpago (con il più che bravo Renzo Dal Farra, uno chef che non finirà mai di stupire), anche al Dolada è rimasta la stella (scrive la guida “nel rispetto dei sapori della tradizione locale. Quando tradizione e modernità convivono felicemente” , lo chef è Riccardo De Prà), come il Tivoli di Cortina (scrive la guida: “Lo chef Graziano Prest dimostra di trovarsi a proprio agio con la tradizione, così come con piatti più creativi e insoliti». —



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