Concerti, l’appello di Arzenton «Diamo più potere alle donne»

La socia Zed! protagonista da mesi di una battaglia contro le multinazionali live Fa un nuovo invito agli artisti: «Siate liberi di lavorare con noi, promoter locali»
ZANETTI - AGENZIA BIANCHI - PADOVA - INAUGURAZIONE STAGIONE DEL GEOX
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«Il mercato della musica dal vivo in Italia deve cambiare, e per un cambiamento profondo spero che le donne si prendano maggiore responsabilità. Questo è un mondo maschilista, ma di donne brave dietro le quinte ce ne sono tante».

Valeria Arzenton, volto e socio della padovana Zed!, torna a scuotere il mondo della musica dal vivo. Da mesi combatte contro quelle società multinazionali che condizionano il mercato imponendo solo artisti propri (come nel caso dell’ultimo festival di Sanremo) e obbligando i promoter locali a far esibire solo alcuni cantanti di scuderia, a prezzi gonfiati, “drogando così il mercato”, sintetizza.

Questa volta la Arzenton replica pubblicamente a una lettera aperta di Cesare Cremonini in cui il cantante sottolinea come i concerti rappresentino un indotto importante per le città (bar, alberghi, negozi) e quindi vanno tutelati dalle multinazionali che stanno “drogando” il mercato con scelte monopolistiche e prezzi gonfiati. «Cremonini dice cose giuste», spiega Valeria Arzenton, «ma dimentica il ruolo di noi promoter locali che investiamo il nostro denaro sia nel creare o migliorare le strutture live, e sia nel garantire il giusto cachet all’artista. Noi promoter indipendenti siamo insieme agli artisti i veri imprenditori della filiera perché abbiamo il rischio d’impresa. Il mercato si è dopato quando le grandi agenzie di booking hanno ceduto le quote di maggioranza a un gruppo tedesco. Il risultato? Biglietti più alti, palasport vuoti riempiti con i biglietti omaggio».

«Artisti come Cesare Cremonini, ma anche molti altri, stiano prendendo coscienza di un mercato dopato, con prezzi insostenibili e il rischio di peggiorare le condizioni di tutti. I o mi rendo disponibile a trattare direttamente con gli artisti e li invito a scegliere con i loro manager di esibirsi dove vogliono, a giuste condizioni, senza sottostare a dittature multinazionali».

Valeria Arzenton torna poi sulla sua battaglia contro il monopolio della musica live in Italia. «Io sono stata frullata in questo contenitore mediatico, mi hanno accusato di essere la paladina dell’etica musicale ma ho solo cercato di difendere le mie aziende in questo mercato sbagliato e maschilista. Sono stata offesa, derisa, minacciata. Non lo accetto. Una donna che si vuole imporre nel mercato della musica viene additata con le peggiori offese. Io invito tutte le grandi donne della musica, e ne ho conosciute tante, a fare un passo avanti, ad avere coraggio e prendersi nuove responsabilità. Le donne possono cambiare questa situazione».

Come raccontato ampiamente anche da Striscia La Notizia, il mercato live sarebbe drogato dal boss Ferdinando Salzano: «Io sono finita all’indice nei suoi siti», conclude Arzenton, «lui ha avvisato tutti di non fare come me, non osare ribellarsi al monopolio. Ma io vado avanti, convinta che tra i cantanti stia nascendo una nuova consapevolezza e voglia di libertà». —

L.BAR.

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