Condannato e multato per la truffa dei bovini

Aveva pagato l’allevatore di San Martino di Lupari con assegni non coperti Un anno e sei mesi di carcere senza condizionale al commerciante napoletano
Di Cristina Genesin
Fiera bestiame Piove 12.11.00 Belluco FOTOPIRAN
Fiera bestiame Piove 12.11.00 Belluco FOTOPIRAN

SAN MARTINO DI LUPARI. La truffa dei bovini ha un responsabile, almeno secondo la sentenza di primo grado pronunciata dal giudice padovano Chiara Bitozzi che ha condannato a un anno e sei mesi di carcere (senza la sospensione condizionale della pena) Aniello Capone, 50 anni di Afragola (Napoli), ufficialmente commerciante di bestiame. E, in quella veste, pronto a trattare una partita di bovini, cercando pure di spuntare il prezzo più basso, per il valore complessivo di 89.343,12 euro. Salvo poi pagare con assegni post-datati che, al momento dell’incasso sono risultati carta-straccia. Non solo. Il giudice ha inflitto a Capone una multa di 500 euro, condannandolo al pagamento di una provvisionale di 50 mila euro a favore della principale vittima, Fiorenzo Tombolato, 61 anni, titolare della società agricola ZP con sede a San Martino di Lupari, in via Postumia, che si era costituito parte civile tutelato dal penalista Ernesto De Toni. Provvisionale che consiste in un anticipo del risarcimento che dovrà essere, eventualmente, quantificato in un separato giudizio civile. L’accusa era di truffa aggravata per aver procurato un danno di rilevante gravità. Sempre il giudice ha prosciolto per intervenuta prescrizione Antonio Della Vecchia, 33 anni, pure di Afragola, anche lui formalmente allevatore e commerciante di bestiame, mentre ha dichiarato non doversi procedere “per morte del reo”, come esige la formula di rito, per quanto riguarda il terzo imputato Giuseppe “Gigi” Serafino, 82 anni, piemontese di Santo Stefano Belbo, mediatore e commerciante di bestiame, vecchia conoscenza da vent'anni dell'allevatore padovano. Tutto si svolge nell’estate del 2007 quando l’amico “Gigi” Serafino presenta Aniello Capone a Tombolato che aveva denunciato: «Capone? Mai visto prima... Si è presentato come socio di un'azienda di Acerra... Serafino diceva di conoscerlo da tempo e di aver fatto buoni affari con lui». E lui, Tombolato, di Serafino si era sempre fidato, almeno fino ad allora. Così quando Capone aveva spiegato di voler acquistare 8 bovini per 17.282 euro, Tombolato non era stato sfiorato da alcun dubbio nemmeno di fronte alla proposta di un assegno post-datato. La richiesta era arrivata dall’“amico” Serafino che aveva aggiunto: «Ti assicuro che Capone è solvibile». Un sistema di pagamento che, con l’allevatore piemontese, era sempre andato a buon fine: perché, dunque, preoccuparsi? In varie tranche Tombolato vende un totale di 41 bovini, tutti “pagati” con assegni post-datati. D’improvviso la scoperta: la firma di alcuni titoli risulta attribuita a un tale Antonio Della Vecchia. Serafino rassicura: «È il socio di Capone, sono pronto a garantire personalmente». Invece il 14 agosto 2007, al momento di incassare il primo assegno di una serie (con il bestiame già consegnato), arriva la verità: il titolo è carta straccia.

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