In crisi il comparto termale di Abano e Montegrotto: turisti tedeschi, è meno 18 per cento

Le strutture di Abano Terme hanno perso il 7,2% di presenze rispetto al 2024. L’allarme di Federalberghi: «Colpa della situazione economica in Germania». Pressione per interventi: «Più collegamenti con Padova e politiche coordinate»

Federico Franchin
A Padova è crisi del comparto termale di Abano e Montegrotto
A Padova è crisi del comparto termale di Abano e Montegrotto

I dati sulle presenze turistiche relativi ai primi tre mesi dell’anno danno un segnale chiaro alle Terme Euganee: è un momento difficile.

Forse è ancora presto per parlare di vera e propria crisi del comparto, ma di certo il -7,2% di presenze rispetto ai primi tre mesi del 2024 sono un dato che non trova altre parole oltre a preoccupante.

Ancora di più sono quelli relativi al mercato estero, soprattutto quello tedesco. Secondo i dati dell’Osservatorio turistico regionale del Veneto, analizzati da Federalberghi Terme Abano Montegrotto, il periodo tra gennaio e marzo 2025 ha registrato un calo degli arrivi del -3,6% e delle presenze del -7,2% rispetto allo stesso trimestre del 2024.

Da segnalare in particolare la contrazione del mercato estero: -9,3% di arrivi e -11,5% di presenze con gli stranieri che sono passati dal 32% al 26%.

Continua anche la tendenza di riduzione della durata media, da 2,9 giorni nel 2019 ai 2,6 nel 2025. I tedeschi sono calati del 18,3% rispetto ai primi tre mesi del 2024.

«Sapevano che il 2025 sarebbe stato un anno di passione con la Germania e questi timori si stanno rivelando fondati», analizza Walter Poli, presidente della sezione locale di Federalberghi.

«Anche le altre destinazioni regionali stanno facendo i conti con una contrazione di presenze dei tedeschi legata alla crisi che sta attraversando la Germania, dove quest’anno si prevede una crescita stagnante o addirittura negativa».

Anche gli austriaci sono in calo, mentre il numero dei francesi è pressoché invariato rispetto a 2024 e 2023. Nel complesso reggono meglio gli hotel di categoria superiore. Resta la curiosità che a fronte di un calo di presenze e del periodo medio di soggiorno negli ultimi due anni gli albergatori abbiano sforato, anche di 2 milioni di euro il tetto di spesa dei 19 milioni di euro come rimborso del Sistema sanitario nazionale per l’erogazione di fanghi e inalazioni.

«Le cure termali in convenzione sono richiestissime anche dai residenti a Padova, Vicenza e Rovigo, che vengono in macchina o in treno e che non alloggiano», spiega il direttore di Federalberghi Veneto, Marco Gottardo.

«Restiamo ancor oggi il baricentro del turismo della provincia di Padova con 2,9 milioni di presenze annue su 5,3 totali provinciali», dice ancora Poli.

«La tendenza alla flessione, unita alla contrazione della permanenza media, dimostra l’urgenza di un forte investimento in promozione turistica, soprattutto all’estero, attivando un tavolo fra amministrazioni e imprese per concertare la destinazione dell’imposta di soggiorno. I dati della piattaforma HBenchmark evidenziano come la contrazione non sia uniforme, si rileva una situazione a macchia di leopardo.

Parte delle strutture – in controtendenza – registrano infatti quasi tutto l’anno un buon tasso di occupazione», riflette ancora Gottardo. E prosegue: «Il nostro bacino ha tutte le carte in regola per competere su scala internazionale, ma servono politiche più incisive e coordinate, puntando anche su strategie comunicative che evidenzino i benefici del termalismo, per intercettare i nuovi flussi e trattenere i visitatori più a lungo».

Quindi, infine, conclude: «Torniamo a ribadire anche la necessità di colmare le carenze in tema di trasporti per quanto riguarda i collegamenti Terme-Colli e Terme-Padova e di mettere mano ai nodi infrastrutturali, dalle asfaltature da completare». 

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