Condannato lo spacciatore che riforniva il “9cento”

Quattro anni di reclusione per l’albanese trafficante di cocaina nel Piovese tirato in ballo anche dal titolare del locale arrestato lo scorso 19 luglio
Cristina Genesin
MALAGOLI.SEQUESTRO BAR NOVECENTO PIOVE DI SACCO
MALAGOLI.SEQUESTRO BAR NOVECENTO PIOVE DI SACCO

PIOVE DI SACCO. Era il più importante spacciatore di cocaina del Piovese finché, la sera del 19 febbraio scorso, i carabinieri sono riusciti ad arrestare Mentor Rexha, noto come Victor, ventisettenne albanese, arrivato in Italia clandestinamente. Protagonista di una vasta rete di compravendita di “polvere bianca” messa in piedi nell’area fin dal 2006, il suo nominativo è stato tirato in ballo anche da Alberto Miotto, conosciuto con il soprannome di Ciro, il quarantenne gestore dell’osteria “9cento”, il locale di vicolo Mezzaluna finito a sua volta in carcere per spaccio lo scorso 19 luglio, mentre il suo esercizio è stato posto sotto sequestro preventivo. Ora per Victor il conto con la giustizia è chiuso: davanti al gup padovano Mariella Fino ha patteggiato quattro anni di reclusione (rito alternativo che, per legge, prevede lo sconto fino a un terzo della pena) e il pagamento di una multa di 16 mila euro. Accolta in pieno la prospettazione del pm Benedetto Roberti che aveva coordinato l’indagine nei confronti di Rexha, già condannato dal tribunale di Padova nel 2005 sempre per reati legati al traffico di droga. Ma, da allora, si era fatto più furbo Victor, che ha continuato a fare il pusher incassando parecchi soldi spesi, per lo più, nei videogiochi. Per evitare di essere facilmente rintracciato, l’albanese cambiava con frequenza sia il domicilio che il recapito del cellulare, proseguendo indisturbato nell’attività di spaccio soprattutto tra i giovani ai quali vendeva cocaina a 70-80 euro il grammo, almeno stando al più recente listino dei prezzi. Alcuni di loro, però, sono caduti nella rete degli investigatori che hanno ricostruito i movimenti del ventisettenne, attivo da un quinquennio nel Piovese. Gran parte della sua attività si svolgeva al “Bowling Corner” di Piove come in altri bar frequentati dai ragazzi. Uno di questi, l’osteria di Miotto, vero e proprio ritrovo per tossicomani tanto che la cocaina veniva sniffata nella cucina del locale tuttora chiuso. Non a caso, oltre all’accusa di spaccio, Miotto deve rispondere pure di agevolazione dell’uso di sostanze stupefacenti.

Cristina Genesin

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