«Continuerò a vivere nel tuo ricordo» L’addio della sorella

Stanghella: i funerali di Michele Cavallaro morto a 19 anni Il parroco don Francesco: «Sapevi essere amico di tutti»
Di Nicola Stievano
Stanghella 04.03.2017 Funerali del giovane Michele Cavallaro. Nella foto: un momento del funerale.
Stanghella 04.03.2017 Funerali del giovane Michele Cavallaro. Nella foto: un momento del funerale.

STANGHELLA. «Continuerò a vivere per te, caro Michi, continueremo ad amare come sapevi fare tu». Con la voce spezzata dalla commozione la sorella Valentina porta l'ultimo saluto a Michele Cavallaro, morto sul lavoro ad appena 19 anni. Al termine del funerale la giovane prende la parola e ricorda gli anni trascorsi insieme, tra la quotidianità della vita familiare, le litigate tra fratelli ma anche le lunghe chiacchierate notturne e il forte legame di affetto che continuerà ad unirli per sempre. Alla fine un lungo applauso si leva dalla chiesa gremita di amici, parenti e tanta gente che ha voluto rendere omaggio a Michele, per tutti un ragazzo dal cuore d'oro, strappato troppo presto ad una vita carica di promesse.

Intenso il ricordo che ha voluto lasciare il parroco don Francesco Lucchini nell'omelia. «Adesso vorremmo riportare indietro le lancette dell'orologio a quel 22 febbraio. Era un mercoledì e, dopo il lavoro, Michele avrebbe rivisto mamma Brunilde, tornata a casa dopo il ricovero in ospedale per un intervento. Invece è successo quel che mai e poi mai dovrebbe accadere. Quanto vorremmo aver potuto fermare il tempo, quando vorremmo che l'unica funzione del tempo che scorre fosse quella accarezzare la nostra vita e delle persone che amiamo, senza mai colpirle». Il parroco ricorda il forte legame di Michele con la famiglia e l'amore che stava sbocciando: «Stavi vivendo un bel presente con Alice, pensando ad un altrettanto bel futuro. Sono sicuro che non ti dimenticherà. Sapevi essere amico di tutti e accorciare le distanze per costruire legami forti e sinceri. In 19 anni di vita ci hai regalato tante belle immagini che stiamo facendo scorrere nel proiettore che si chiama cuore. Non possiamo dimenticare la preziosa parentesi di tempo da studente al Cpipe (il centro provinciale di istruzione professionale edile). Sei stato giovane con la testa sulle spalle e spero che questa tua testimonianza possa essere di ai ragazzi che oggi sono qui per te. Non posso dimenticare le volte che hai preso in mano con disinvoltura e senza vergogna la scopa e il secchio, in casa, per renderti utile. Eri felicissimo di essere stato chiamato a lavorare, sapevi che era importante per te e per la tua famiglia, sapevi che oltre a ricevere dovevi anche donare. Questo è il Michele che abbiano conosciuto, un ragazzo semplice e generoso che aveva capito che nella vita si deve amare. Per la tua famiglia sei stato come granellino di senape e il lievito della pasta». Quindi il conforto ai familiari: «Avete vissuto questi giorni con dignità avete avuto tanti angeli attorno, ora Michele è con loro e vi accompagna».

Argomenti:lavoro

Riproduzione riservata © Il Mattino di Padova