Coronavirus, a Padova il prefetto autorizza 139 imprese a ripartire: ecco l'elenco

Tra le altre la Ima-Saf di Cittadella, la Fratelli Beltrame di Campodarsego, la Malvestio di Villanova. E in città anche il Musme
La fabbrica è la stessa ma da un giorno all'altro è cambiato il lavoro. Non più abiti da cucire, libri da stampare, borse da confezionare o capi di alta moda, ma mascherine igieniche per proteggersi e proteggere contro il Covid 19. E' la svolta solidale delle migliaia di lavoratori delle aziende che hanno deciso di cambiare produzione, a volte macchinari spesso materie prime, per dare una mano nell'emergenza coronavirus. Una novità anche per Graziella Balbino che dopo 37 anni di drappeggi e pinces a tailleur e pantaloni, si è trovata a cucire mascherine. "Con i guanti il tessuto all'inizio scivolava, ora mi sono abituata e sono orgogliosa di questo progetto", spiega la responsabile dell'atelier di Alba del gruppo Miroglio. ANSA/UFFICIO STAMPA MIROGLIO +++ ANSA PROVIDES ACCESS TO THIS HANDOUT PHOTO TO BE USED SOLELY TO ILLUSTRATE NEWS REPORTING OR COMMENTARY ON THE FACTS OR EVENTS DEPICTED IN THIS IMAGE; NO ARCHIVING; NO LICENSING +++
La fabbrica è la stessa ma da un giorno all'altro è cambiato il lavoro. Non più abiti da cucire, libri da stampare, borse da confezionare o capi di alta moda, ma mascherine igieniche per proteggersi e proteggere contro il Covid 19. E' la svolta solidale delle migliaia di lavoratori delle aziende che hanno deciso di cambiare produzione, a volte macchinari spesso materie prime, per dare una mano nell'emergenza coronavirus. Una novità anche per Graziella Balbino che dopo 37 anni di drappeggi e pinces a tailleur e pantaloni, si è trovata a cucire mascherine. "Con i guanti il tessuto all'inizio scivolava, ora mi sono abituata e sono orgogliosa di questo progetto", spiega la responsabile dell'atelier di Alba del gruppo Miroglio. ANSA/UFFICIO STAMPA MIROGLIO +++ ANSA PROVIDES ACCESS TO THIS HANDOUT PHOTO TO BE USED SOLELY TO ILLUSTRATE NEWS REPORTING OR COMMENTARY ON THE FACTS OR EVENTS DEPICTED IN THIS IMAGE; NO ARCHIVING; NO LICENSING +++

PADOVA. Riaprono i battenti oltre 139 imprese grandi e piccole della provincia di Padova. Aziende della metalmeccanica come la Ima-Saf di Cittadella, come la Fratelli Beltrame Spa di Campodarsego, punto di riferimento dei prodotti per l’edilizia e l’idraulica, o come la Malvestio di Villanova di Camposampiero che produce (e ha prodotto anche in queste settimane) forniture ospedaliere.

Ma anche realtà di tutt’altro genere come il Museo della Medicina Musme di Padova, la Steel Systems di Brogoricco, la sede padovana della società quotata Servizi Italia Spa, la Modelleria Griggio di Vigodarzere che lavora per il settore della siderurgia, la Intertrade di via Portogallo in Zip che fa profumeria di ricerca per i grandi brand internazionali e poi cartiere, impiantisti, cooperative, professionisti, operatori dell’audio-video.

E ancora, tra le altre, Cinetix, Ciotola, Città So.la.re., coop Noi, Euroman, Officine Meccaniche Carraro, Steel System, Sta rl, Aspex. Aziende piccole e grandi che da lunedì 6 hanno ripreso la propria produzione, coerentemente con le norme di sicurezza previste dai diversi Dpcm e dal protocollo Governo-Parti Sociali dello scorso 14 marzo.

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Quello in cui compaiono queste 139 realtà aziendali è solo il primo elenco di imprese che la Prefettura ha valutato congrue con le norme. Ma gli uffici del Prefetto dovranno analizzare complessivamente oltre 3.200 comunicazioni, di altrettante realtà strutturate e partite Iva individuali pronte a ripartire o già attive in questi giorni.

E mentre la stessa Confindustria regionale stimava in circa 2, 5 miliardi di euro la contrazione settimanale del Pil regionale a causa dell’emergenza coronavirus, l’uso massiccio di ammortizzatori sociali, alla data dello scorso 26 marzo, aveva coinvolto già oltre 37 mila lavoratori di circa 2.600 imprese strutturate del territorio.

Nel frattempo rischiano di essere oltre 50 mila i lavoratori, soprattutto dipendenti di piccole realtà della ristorazione, dei pubblici esercizi e dei servizi in generale a trovarsi ad oggi scoperti dagli ammortizzatori sociali classici. Una vasta platea di operatori, spesso con famiglie a carico, che attendono l’attivazione di una Cassa Integrazione in Deroga su cui la Regione e il Governo stanno tutt’ora lavorando. Ad aggiungersi a questi, ci sono pure le decine di migliaia di lavoratori autonomi, partite Iva individuali, professionisti e artigiani che si sono trovati costretti a chiedere aiuto alle casse dell’Inps per ottenere i 600 euro di bonus del Governo.

E tuttavia qualche buona notizia relativa alla curva dei contagi, tutt’ora in crescita in provincia ma con una progressione ridotta, spinge molti ad accarezzare l’ipotesi che si avvicini il tempo di un allentamento delle misure restrittive.

La riapertura parziale e programmata, soprattutto delle principali attività del manifatturiero, secondo alcuni, dovrebbe poter mitigare l’impatto sociale ed economico del Covid-19 sul territorio. Una valutazione che si scontra però con il dato secondo il quale a Padova circa i due terzi dell’intera forza lavoro presente è di fatto impiegata in quei servizi la cui riapertura è ad oggi molto lontana dal verificarsi o dall’essere valutata come imminente. Le stime relative al reale obbligo di chiusura per le aziende padovane, norme e codici Ateco alla mano non dovrebbe superare tuttavia il 50%.

Una stima che tuttavia sembra non corrispondere alla reale situazione in atto: sono state infatti forti le pressioni dei sindacati, e di alcune categorie specifiche come quelle ad esempio del metalmeccanici (tra i più rappresentativi di un tessuto economico in cui la meccanica ha un ruolo di traino ancora significativo), per la chiusura di molti stabilimenti: mobilitazioni e scioperi hanno infatti caratterizzato l’intera settimana tra il 23 e il 28 marzo scorso, quella cavallo dell’attivazione del Dpcm 22 marzo.

Una scelta dura e costosa, quella del Governo (ed in parte mitigata con la variazione degli elenchi dei codici Ateco del 25 marzo successivo) che si sommava alle altre restrizioni sempre più rigide nei confronti della mobilità individuale e collettiva. —

Aggiornamento 9 aprile. L'elenco delle aziende riaperte.

Sono oltre 1000 le imprese padovane le cui comunicazioni di prosieguo dell'attività lavorativa, in deroga alle norme vigenti di emergenza sanitaria, sono state approvate dalla Prefettura di Padova, alle prese con un numero di comunicazioni che, fino alla data di giovedì 9 aprile, sfiora le 4000. Due invece sono gli elenchi ufficiali (inviati in due differenti occasioni giovedì 2 e giovedì 9 aprile alle Parti Sociali) che riportano i nomi e le sedi delle prime 240 imprese ritenute idonee all'attività lavorativa.

Di seguito riportiamo, in un unico elenco, la somma delle due liste diffuse tra il 2 e il 9 aprile scorso

Aggiornamento 9 aprile. L'elenco delle aziende chiuse.

Tra le oltre 2600 imprese le cui richieste di deroga alle norme di emergenza Covid-19 sono al vaglio della Prefettura di Padova, 63 sono quelle che ad oggi hanno ottenuto un rifiuto e che hanno l'obbligo di chiudere i battenti entro 48 ore. Altre 94 sono al vaglio della Prefettura con il supporto della Camera di Commercio e della Guardia di Finanza. Di queste, negli elenchi inviati alle Parti Sociali lo scorso 9 aprile, ne compaiono 37. Aziende per lo più di piccole dimensioni o ditte individuali, anche se non mancano alcune eccezioni. Molte sono le realtà commerciali: alcune attive nella rivendita di componenti industriali, altre per l'edilizia o la cancelleria, altre ancora vendono addirittura toupet e parrucche.


 

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