Coronavirus. Padova, il grido dei malati di tumore: «Ora giriamo tre ospedali per essere curati»

Malati costretti a fare la spola tra gli ospedali di Piove, Cittadella e Camposampiero. «Spostamenti faticosi e rischiosi per la salute»
BELLUCO.NUOVA TAC OSPEDALE PIOVE
BELLUCO.NUOVA TAC OSPEDALE PIOVE

PADOVA. Il “Madre Teresa” è un Covid Hospital e ogni esigenza extra coronavirus va risolta negli ospedali di Piove di Sacco, Cittadella e Camposampiero. Tra i disagi più grandi ci sono quelli dei malati oncologici che, di colpo, si sono ritrovati a triplicare giri e strutture di riferimento. Infatti, mentre a regime ordinario esami del sangue, terapia oncologica e medicazione venivano effettuati nella stessa sede, a Schiavonia, e volendo anche in un solo giorno, ora lo sforzo è triplo.

Il nuovo punto di riferimento per l’Oncologia è infatti diventato l’ospedale di Piove di Sacco. «Vengo da Sant’Urbano e ho terminato oggi il ciclo di terapie» spiega P.C., paziente oncologico della Bassa «ho dovuto effettuare i prelievi in ospedale a Conselve (quelli che servono per tarare la terapia, ndr), svolgere le terapie a Piove di Sacco e andare a medicare il catetere venoso centrale a Montagnana».

Ospedali lontani tra loro decine di chilometri, difficilmente raggiungibili in un’unica giornata e peraltro nelle difficili condizioni di un malato oncologico: «Questo ci porta anche a frequentare più strutture, aumentando il rischio di contratto con il virus». «Mia madre ha un controllo oncologico a Piove ma deve arrivare con gli esami del sangue, che a Piove non fanno» conferma un’altra cittadina, S.M.

«Dovremo farli a Conselve, dove risiediamo. Per una persona come me in salute non ci sarebbero problemi, ma per una come mia mamma con tutti i suoi problemi, con difficoltà a muoversi, con giorni buoni e giorni meno buoni, tutti questi spostamenti sono un grosso disagio». E ancora, P.A., Este, lamenta il “triplice” giro tra Montagnana, Conselve e Piove e aggiunge: «Un mese e mezzo fa ho fatto la sesta chemio e attendevo di essere contattato per la settima, la più importante, da ricoverato. Non ho più ricevuto chiamata e sono preoccupato. Questo spostamento e questa emergenza hanno davvero messo in crisi la gestione dei nostri casi».



Rita Chiari, primario di Oncologia del “Madre Teresa”, chiede pazienza ma soprattutto rassicura tutti i malati della Bassa: «La premessa è che tutto è fatto in scienza e coscienza ed è tutto pensato garantendo la piena sicurezza dei pazienti. Il percorso, anzi, è studiato, ovviamente in una situazione di emergenza e quindi con inevitabili ostacoli e disagi, per evitare ai malati oncologici di passare troppo tempo in ospedale. È vero, a Schiavonia si faceva tutto in un’unica struttura, ma è anche vero che a Piove è sempre stato così». Piove ha sempre fatto rifermento a laboratorio analisi e a Ufa di Schiavonia per emocromo ed esame biochimico: «I prelievi si possono fare anche a Piove, ma devono essere portati a Schiavonia, elaborati e riportati a Piove: c’è il rischio di entrare in ospedale alle 7 e di cominciare la terapia alle 14.30. Questo vuol dire stare in ospedale inutilmente per ore e magari lasciare fuori dalla struttura, per altrettante ore, il proprio accompagnatore».

Meglio dunque raggiungere l’ospedale più vicino a casa per il prelievo, prenotando l’esame e impiegando dunque pochi minuti, e presentarsi in reparto con l’esito pronto. Fatica doppia, ma per maggiore sicurezza. —

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