Corsi Apindustria, tre condanne Reato prescritto per Bortolami

Le lezioni dovevano dare una speranza professionale ai giovani disoccupati, ma erano truffe Fatti contestati tra il 2001 e il 2007, gli insegnanti dovevano restituire dei soldi con pagamenti fittizi

Corsi truffa Apindustria, tre condanne e una prescrizione, anche se il giudice ha ritenuto sussistenti solo alcune contestazioni, assolvendoli per altre. Per Franco Bortolami, ex presidente, il giudice ha dichiarato il non doversi procedere per intervenuta prescrizione (il pubblico ministero Benedetto Roberti aveva richiesto un anno e 6 mesi), mentre ad un anno e 6 mesi ciascuno (pena sospesa) sono stati condannati Alberto Dalla Libera, ex direttore, (il pm aveva sollecitato 3 anni e 6 mesi) e i due liberi professionisti Giuseppina Locati e Michele Dassiè (erano stati chiesti 3 anni a testa). I tre condannati sono stati pure condannati in solido a risarcire la Regione Veneto con una cifra da stabilire in sede civile. Dalle indagini era emerso che si trattava di corsi di formazione truffa organizzati formalmente per offrire ai disoccupati la speranza di un aggiornamento professionale, di fatto utilizzati per intascarsi indebitamente soldi sborsati dalla Regione Veneto, dallo Stato e dall’Unione Europea. Soldi, dunque, dei cittadini.

L’accusa era di concorso in truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche. Articolato il meccanismo che, tra il febbraio 2001 e il dicembre 2007, era stato messo in campo per la realizzazione dei corsi attraverso l’utilizzo di una società esterna, Synthesis: era quest’ultima a contattare i docenti con i quali veniva pattuito un compenso-orario per le prestazioni svolte. Gli insegnanti, infatti, dovevano restituire il 50% dei soldi incassati sotto forma di pagamento per servizi fittizi ricevuti da Synthesis, da Apindustria associazione o dal suo «braccio operativo» Apindustria Service srl.

Con questo sistema erano stati organizzati 21 corsi - finanziati per il 45% dal Fondo sociale europeo, per il 44% dal Fondo di rotazione nazionale e per l’11% dalla Regione Veneto - che avrebbero portato a un ingiusto profitto di 132.034 euro, di cui 16.079 euro finiti ad Associazione Apindustria, 39.916 euro ad Apindustria Service srl e 76.037 euro a Synthesis.

Dalla Libera, inoltre, avrebbe addebitato alla Regione una serie di attività (progettazione e coordinamento dei corsi) attraverso l’emissione di 24 fatture per un importo di 41.762 euro, a fronte di costi mai sostenuti. Fatture che avevano un oggetto generico, poi sostituito con una dicitura apposita. E avrebbe messo in conto alla Regione ulteriori 24 fatture per 52.306 euro per prestazioni mai eseguite. Come detto, parte delle accuse sono cadute in sede dibattimentale, anche se il giudice ha ritenuto che comunque l’impianto accusatorio fosse tale da condannare i vertici dell’associazione delle piccole e medie imprese. (c.bel.)

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