Così il re dell’apnea ha saputo vincere la paura dell’acqua

«A 4 anni avevo addirittura paura di farmi la doccia, l’acqua sul viso mi faceva claustrofobia e mia madre, presa dalla disperazione, ha pensato che imparare a nuotare potesse aiutarmi». Uno dei principali protagonisti mondiali dell’apnea a cavallo tra gli anni ’90 del novecento e l’inizio del nuovo millennio, Umberto Pellizzari, nel 2001 si immerge a Capri, senza bombole o altri supporti vitali fino alla profondità di –131 metri, in assetto variabile, dopo avere superato, uno dopo l’altro, record mondiali di ogni genere nel suo settore. «Fin da quando ho imparato a nuotare, guardando il fondo e contando una dopo l’altra le mattonelle che superavo, ho iniziato a capire una cosa» ha detto Pellizzari «l’importanza di respirare. Ho fatto il nuotatore per anni poi dopo l’università, durante il militare nei vigili del fuoco, ho iniziato a fare le prime vere immersioni. In quell’occasione la mia prima intuizione si è trasformata in una certezza: non c’è niente di meglio che respirare per trattenere il fiato. Per superare i limiti che la stessa medicina ha posto di volta in volta all’uomo, come hanno fatto i grandi dell’apnea, non serve il coraggio ma la costanza della propria passione». (ri.sa.)
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