Crazy Horse, i segreti del nudo perfetto
Firmato dall'americano Wiseman celebra una icona dell'erotismo raffinato
VENEZIA.
Seni piccoli, lati B perfetti, quasi adolescenziali, e visi senza volgarità. Il «Crazy Horse», come si sa, ha dalla sua la tradizione: quella, tra l'altro, di riproporre nelle sue ballerine un'unica immagine di donna, sensuale, raffinata ed esteticamente erotica. Anche se oggi lo storico cabaret parigino non è più ovviamente quello di sessant'anni fa, resta comunque un'icona di Francia che il regista americano Frederick Wiseman ha deciso di raccontare nel documentario «Crazy Horse», presente alle Giornate degli Autori nella Mostra del Cinema di Venezia. Nel trailer del documentario, da ieri sul web, qualche fermo immagine sui sederi delle ragazze, scene di vita quotidiana nel backstage e sala prove, sempre nel segno di un esasperato perfezionismo. E soprattutto la nascita del nuovo spettacolo «Desirs», firmato da un grande coreografo Philippe Decouflè, con la direzione artistica dell'iraniano Ali Mahdavi. Uno spettacolo di cui si vede nel trailer la prima parte, ovvero la parata militaresca delle ragazze (quasi nude) che sfilano sul tapis-roulant con colbacco, mostrine e stivali. Wiseman, che l'anno scorso a Cannes aveva presentato «Boxing Gym», per girare quest'ultimo documentario sembra abbia trascorso dieci settimane all'interno del locale parigino. Il Crazy Horse, fondato nel 1951 da Alain Bernardin, un maniaco su tutto, anche sulla stessa perfezione del pube - si racconta che lo misurava con precisione canonizzandone densità, colore (la perfezione era un triangolo equilatero di 12 centimetri, rigorosamente nero al di là dal colore dei capelli) - è oggi solo il luogo di un turismo comune alla ricerca una Parigi di una volta.
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