Padova, 76enne pestata a sangue e rapinata: costole rotte e collanina rubata
Paura in via Giacomelli a Padova: una donna di 76 anni aggredita e rapinata da un giovane in bici dopo un diverbio. Pugni, calci e il furto della collanina. Prognosi di 20 giorni, denuncia ai carabinieri

Una storia che ha dell’assurdo, tanto per la futilità delle motivazioni, quando per l’escalation di violenza. Una donna di 76 anni è stata aggredita giovedì mattina in via Sebastiano Giacomelli, zona Sant’Osvaldo, dopo un fugace diverbio con un ragazzo ben più giovane e robusto.
«Andava in bici sul marciapiedi, gli ho detto di stare attento perché rischiava di investire qualcuno. Si è fermato e mi ha riempito di calci e pugni», racconta Marisa (nome di fantasia, ndr) che in questi giorni ha ancora paure ad uscire di casa.
Non pago, il ragazzo le ha anche rubato una collanina d’oro – un regalo del defunto marito dopo un viaggio in Sud America. «Adesso ho sempre l’impressione che qualcuno mi stia seguendo», spiega traumatizzata per l’efferato evento. Ha sporto denuncia alla stazione dei Carabinieri di Prato della Valle.
Una mattina come le altre
«Di solito la mattina esco di casa per portare fuori il cane», esordisce nel racconto Marisa, «e andiamo in parco non lontano da casa. Negli ultimi periodi però, a causa di un dolore alle gambe, prendo la macchina per arrivare nell’area verde». Ma non quella mattina.
«Per una mera fatalità da qualche giorno avevo preso una terapia per alleviare i dolori, e allora avevo deciso di andarci di nuovo a piedi». Una decisione innocente, che chiaramente non si sarebbe potuto prevedere che l’avrebbe messa sulla strada – letteralmente – del suo aggressore.
«Ero arrivata dalle parti di via Sant’Osvaldo facendo la solita strada. E fin lì era tutto normale. Ho imboccato via Giacomelli e lì sono arrivata a un punto del marciapiedi in cui si stringeva, perché c’erano dei bidoni delle immondizie».
Si tratta del tratto di strada all’incrocio con via Jacopo Bonfadini. Tutt’altro che isolato, oltretutto, ma anzi circondato da condomini ed edifici residenziali.
L’incontro inaspettato
«A quel punto un ragazzo mi è venuto incontro in sella alla sua bici», prosegue Marisa. «Era un giovane di circa 20 anni, probabilmente di seconda generazione e sicuramente straniero. Lui si è fatto avanti, io mi sono messa in parte. Ma mentre passava gli ho detto “Stai attento che ad andare in bici sul marciapiedi rischi di investire qualcuno”». Parole che, a detta della pensionata, sarebbero suonate con un tono di certo seccato ma non minaccioso.
«Non ha detto nulla. È passato e sono andata avanti sulla mia strada», aggiunge, «Ma poco dopo ho sentito dei passi che venivano verso di me, da dietro».
L’assalto da dietro
Non è chiaro perché. Forse indispettito, forse qualcos’altro, il ragazzo ha lasciato la bici appoggiata su una ringhiera e si è diretto verso la donna.
«All’improvviso sono stata colpita da dietro. Quando mi sono voltata l’ho riconosciuto. Era lui. Ha iniziato a prendermi a pugni, e quando sono caduta a terra ha iniziato con i calci. Io gridavo, chiedevo aiuto. Ma non è arrivato nessuno. Ero da sola, a terra. Cosa potevo fare io? Ho 76 anni e lui era giovane e robusto».
A quel punto l’aggressione si sarebbe trasformata in rapina.
«Dopo avermi strattonato, deve aver visto la mia collanina d’oro con un’acquamarina. È un ricordo di mio marito, che si è spento tre anni fa. Me l’ha regalata durante una vacanza in Brasile, è un ricordo più che un oggetto di valore», spiega Marisa.
La fuga in bici
«La cosa che ricordo», riflette la pensionata, «è che la prima volta che l’ho visto sembrava un ragazzo perbene. Non ho pregiudizi, mi ritengo molto aperta mentalmente, e non sono mai stata contraria all’integrazione. Ma tutta questa vicenda è stata surreale».
Una volta Rubata la collanina, il ragazzo ha lasciato la donna sul marciapiedi e si è dato alla fuga in bici.
«Mi ha stupita che a quell’ora del giorno nessuno si sia accorto di nulla», aggiunge Marisa, «questa è stata la parte più terrificante. Essere da sola, sapendo di non potermi difendere».
I soccorso e la denuncia
La donna è stata soccorsa sul posto. Dopo gli accertamenti medici è stata dimessa dal Pronto soccorso dell’Azienda Ospedale-Università di Padova con una prognosi di 20 giorni. È subito tornata a casa, con forti dolori. «Il giorno dopo sono andata dai carabinieri della stazione di Prato della Valle», afferma Marisa, «e ho sporto denuncia. Non so se troveranno quel ragazzo, ma di certo ci sono delle ferite che non passeranno. Ho due costole rotte, la mandibola fracassata».
Quindi conclude: «La paura resterà più a lungo. Oggi sarei andata a votare al referendum, ma da sola non mi fido. Ho sempre l’impressione di avere qualcuno che mi segue».
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