Padova solidale: raccolta fondi per i bambini di Gaza curati in città. L’appello del sindaco Giordani
Il sindaco Sergio Giordani invita i padovani a sostenere l’iniziativa per aiutare i bambini malati provenienti da Gaza e accolti a Padova. Attivata una raccolta fondi per garantire cure, serenità e un futuro migliore ai piccoli pazienti vittime della guerra

«Padova mostra sempre un grande cuore, che si traduce in azioni concrete e solidarietà attiva». È il sindaco Sergio Giordani a lanciare per primo un appello a sostenere l’operazione di solidarietà lanciata dal gruppo Nem (che edita anche questo giornale) per aiutare i bambini arrivati a Padova dalla martoriata Striscia di Gaza.
L’obiettivo è mettere in moto la comunità padovana che si riconosce nei valori della solidarietà e dell’accoglienza per far sì che questi bimbi malati arrivati a Padova oltre a guarire dalle ferite fisiche possano anche contare su un supporto di serenità e gioia per costruire il loro futuro.
E’ stato aperto un conto corrente ad hoc per favorire le donazioni all’associazione Padova Abbraccia i Bambini Odv, questo è il codice Iban: IT09S0103012190000004226104.
Sindaco Giordani, Padova ormai da diversi mesi ospita alcuni bambini di Gaza con le loro famiglie, mercoledì notte ne arriveranno altri. Cosa sta facendo il Comune?
«Da ottobre la nostra città si sta rendendo protagonista di accoglienze straordinarie. Grazie alla nostra Azienda ospedaliera e alle associazioni del territorio oggi sono già cinque i bambini e le bambine che abbiamo accolto. Due superate le cure con successo sono già tornati in Egitto. Come amministrazione proviamo a dare tutto il possibile, mettendoci a disposizione della Prefettura, dell’Azienda ospedaliera e delle realtà del terzo settore che si impegnano».
Come funziona il coordinamento dell’accoglienza? Vi rapportate con la Prefettura? Si muovono i Servizi sociali?
«Certo, devo dire che è un coordinamento molto generoso da parte di tutti basato sul buon senso e sulla forte volontà delle istituzioni locali, ovviamente Regione e Prefettura comprese. Li ringrazio. Tuttavia manca ancora un quadro organico di corridoi umanitari come per Ucraina e Afghanistan».
Perché è importante una mobilitazione di solidarietà per dare un futuro a questi bambini?
«Perché la non c’è più nulla, o praticamente nulla, per curarli come si deve e perché chi salva una persona e a maggior ragione un bambino, chi gli sorride, chi gli sta vicino sta salvando tutto il mondo».
Al di là delle valutazioni politiche, quali sono i suoi sentimenti rispetto a una tragedia come la guerra che colpisce i civili e in particolar modo i bambini?
«A me inorridisce, spaventa, quello che sta mettendo in atto il governo Netanyahu a Gaza. Non c’è umanità non c’è speranza, c’è il rischio gravissimo di abituarsi alla continua compromissione del diritto internazionale e dei diritti umani. Questo non c’entra davvero nulla con la condanna del 7 ottobre che è totale o con la richiesta di rilascio immediato degli ostaggi che è doverosa. Così come nulla centra con sentimenti di avversità col popolo di Israele che ha in seno moltissime e moltissimi cittadini che dissentono da queste politiche. Lo dico ai miei concittadini: guai ad abbassare la guardia sull’antisemitismo, che resterà un mio e nostro punto di attenzione fortissimo. Tuttavia non si affama una intera popolazione come elemento di disumanizzazione e privazione della dignità, non ci si scaglia contro medici, bambine, bambini, civili, non ci si appropria con la forza di territorio palestinese. Punto. Lo ha detto chiaro anche il Capo dello Stato Sergio Mattarella, al quale mi associo. Serve l’immediato cessate il fuoco, serve l’accesso agli aiuti umanitari e agli organismi internazionali nella striscia di Gaza, e l’unica prospettiva è quella di due popoli e due Stati».
Padova può contare su una sanità d’eccellenza e su una lunga tradizione di cura. Si è sempre dimostrata città accogliente, non per nulla è stata insignita dal presidente della Repubblica della medaglia d’oro per essere stata città-ospedale durante la Grande Guerra. Come si porta avanti questa tradizione?
«Lavorando sempre sul tema dell’universalità. Non dobbiamo essere avari delle nostre eccellenze e della nostra grande storia ma farne un patrimonio a disposizione di chi ne ha bisogno. Universalità delle cure, universalità dell’accoglienza, universalità di approccio con quell’umanità genuina e operosa che il nostro terzo settore in particolare sa dare. Coltivare questo senso di apertura è il modo per continuare a far crescere una Padova che non si gira mai dall’altra parte».
Lei quattro nipoti, cosa pensa quando guarda negli occhi questi piccoli bambini traumatizzati dalle bombe?
«Che il mio impegno è una goccia nel mare, ma fino a che vivo sento il dovere di fare ciò che posso e non essere indifferente davanti a questa assurda sofferenza. Pare scontato da dire ma un bimbo è un bimbo a Padova, a Kiev, a Gaza, così come in tutte le troppe parti del mondo dove le guerre e la violenza cieca e la prevaricazione sconvolgono le vite e uccidono».
Quali gesti concreti possono fare i padovani per aiutare i bambini vittime di guerra? Qual è il suo appello?
«La generosità dei padovani si è già vista in tanti modi e sono certo continuerà. Io stesso farò una donazione privata alla campagna lanciata dal mattino. Ognuno metta ciò che può in beni, risorse o anche solo con un attenzione, un gesto, una presa di posizione».
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