Cristina Donà: «Ritorno alle origini con questo live»

A Conegliano la prima tappa veneta della cantautrice che presenta in versione acustica il suo nuovo disco
Di Michele Bugliari

PADOVA. Cristina Donà arriva in Veneto per presentare dal vivo il suo nuovo album, “Così vicini”. Sarà domani all’Apartamento Hofman di Conegliano, in un’inedita versione acustica, accompagnata dal chitarrista e produttore Saverio Lanza e tornerà il 7 dicembre al circolo Mame di Padova con il tour tradizionale con la band.

Cristina Donà, un tour acustico sembra una modalità particolarmente adatta per presentare al pubblico un disco intimo come “Così vicini”.

«Quella dei concerti unplugged nei piccoli locali è stata la prima idea che mi è venuta in mente per presentare il nuovo disco, che essendo molto intimo ben si presta alla dimensione chitarra e voce. Poi, mi intrigava la possibilità di suonare nei piccoli club dove puoi incrociare gli sguardi delle persone. Così abbiamo deciso di fare queste 12 date unplugged fuori dalle logiche tradizionali. Poi a novembre tornerò a suonare con la band per proporre gli arrangiamenti del disco».

Quello del concerto acustico sembra quasi un passaggio obbligato per molti rockers.

«Per me è un po’ un ritorno alle origini quando mi esibivo in solitudine. È una dimensione interessante che può amplificare tante sfumature delle canzoni».

Il nuovo tour potrebbe diventare un album dal vivo?

«Registreremo almeno la metà dei concerti. Se le esecuzioni mi daranno soddisfazione, le useremo per un album live. In caso contrario, potremmo registrare le canzoni in versione acustica sempre dal vivo ma in studio».

Il tema del suo ultimo album è il viaggio verso la conoscenza del proprio io attraverso il confronto con l’altro.

«Mi riferisco al dialogo con un’altra persona che ci può aiutare a conoscerci. Se abbiamo voglia di farlo, è un percorso da prendere in considerazione ma bisogna anche avere la fortuna di incontrare un grande maestro di vita. La prima cosa importante che possiamo fare per noi e per gli altri è cercare di lavorare sui propri nodi irrisolti perché è facile occuparsi dell’ambiente o sostenere Emergency e poi magari trovarsi a non parlare con il figlio o con la madre. Le canzoni hanno il compito di far riflettere ed è per questo che mi fa arrabbiare l’abbassamento culturale generale del mondo della musica in Italia».

La canzone “Il tuo nome” parla di un amore che vive ancora nel cuore di una persona anche se la relazione è finita.

«Dobbiamo cercare di trovare un perché a quello che accade, al di là dell’apparenza. L’ideale penso sia sempre riuscire a mantenere un collegamento nei rapporti d’amore che finiscono. Però è anche necessario lasciare che l’evento faccia il suo corso. Poi, ci sono coppie che riescono a superare anche momenti difficili, quando due persone respirano insieme il cambiamento: questa è una cosa bellissima».

Le prime cantautrici hanno fatto fatica a imporsi in un mondo maschile. Oggi che il mondo è cambiato che consiglio darebbe ad una sua giovane collega?

«Le cantautrici in Italia non possono dire di avere raggiunto totalmente la parità nemmeno oggi. Comunque, alle giovani e ai giovani consiglierei di essere preparati bene tecnicamente nell’uso del proprio strumento perché in un momento in cui non si guadagna più con i dischi. il live diventa sempre più importante. Ci sono associazioni, studi e cooperative che aiutano con modica spesa i ragazzi a muoversi tra gli adempimenti burocratici e a esibirsi dal vivo».

Lei ha avuto diverse esperienze all’estero: ha mai pensato a trasferirsi?

«Non ci ho mai pensato. Mi piacerebbe farmi conoscere di più come cantautrice all’estero però mantenendo i testi in italiano».

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