Croce Rossa in prima linea «Vaccini, battaglia di tutti»

Il presidente Rupolo: «Nella tenda allestita alla sede si somministrano 900 dosi al giorno»

padova

In prima linea in questa campagna vaccinale anti Covid, a fianco e a sostegno dell’Usl 6, c’è la Croce Rossa. Non solo ha fornito i suoi volontari per quattro punti vaccinali tra città e provincia, ma ha allestito un hub vaccini proprio nella sua sede.

Lì, dal 4 marzo, il siero anti Covid è stato inoculato a 5.600 universitari e tra lunedì e martedì si ultimerà la vaccinazione dei restanti 1600. «Abbiamo una capacità vaccinale a regime molto efficiente, siamo in grado di somministrare fino a 900 dosi al giorno», spiega il presidente della Croce Rossa di Padova Giampietro Rupolo. «L’ateneo ha messo a disposizione il suo personale, 5 medici e 5 infermieri per ogni turno di sei ore, che si va a sommare a 3 medici e 2 infermieri della Croce Rossa, più una decina di volontari che fanno accoglienza e indirizzano le persone, un po’ come avviene in Fiera».

Per fare questo la sede della Stanga è organizzata al massimo. «Abbiamo un poliambulatorio con cinque stanze che sono di fatto cinque punti vaccinali, poi è stato utilizzato il grande parcheggio delle ambulanze per allestire una tendopoli con tutto il necessario. Ci sono due grandi tende riscaldabili per l’osservazione post vaccino, una tenda con quattro letti, sempre riscaldabile e monitorata, qualora qualcuno accusasse lievi malori dopo l’inoculazione, una tenda che serve come eventuale sesto punto vaccinale e un’ultima tenda che funge da segreteria».

Un’organizzazione che ha allo stesso tempo l’obbiettivo di tener liberi i locali anche per la normale attività. Da subito, esattamente a dicembre, quando si è profilata la possibilità di vaccinare, la Croce Rossa ha offerto competenze e spazio a integrazione della rete vaccinale dell’Usl. L’allora direttore Scibetta accettò subito l’appoggio del comitato del dottor Rupolo. La prima collaborazione fu fatta togliendo dalla “macchina” dell’organizzazione vaccinale proprio i volontari della Croce Rossa. «Tra gennaio e febbraio abbiamo vaccinato 850 persone della Croce Rossa, il che ci ha consentito di acquisire competenza ed essere inseriti nella rete informatica per poter inserire i dati dei vaccinati ed emettere i certificati vaccinali».

Il 2 febbraio è poi partita la campagna vaccinale rivolta alla popolazione. «Ci è stato chiesto di fornire risorse umane in quattro punti vaccinali dell’Usl 6, quelli di nostra competenza territoriale: Padova, Cittadella, Loreggia e Piove di Sacco. Abbiamo messo a disposizione personale volontario che garantisce accoglienza, presidio delle sale di osservazione, e una squadra di soccorso per ogni punto con zaino e defibrillatore. L’abbiamo fatto e lo stiamo facendo tuttora con un impegno notevole. I punti vaccinali a pieno regime impiegano solo a Padova 7 volontari per ogni turno, 14 al giorno».

Dall’8 febbraio al 6 marzo la Croce Rossa ha fornito 441 volontari di cui il 20% infermieri nei sei punti dell’Usl, tutti a titolo gratuito. «La battaglia dei vaccini è un battaglia di tutti». Il 4 marzo è stato attivato il punto vaccinale nella sede di via Croce Rossa che ha iniziato con la somministrazione del vaccino al personale universitario.

«Lunedì e martedì ultimeremo le vaccinazioni agli universitari, mercoledì, giovedì, venerdì e sabato vaccineremo vigili del fuoco e personale del tribunale e della Procura della Repubblica. Dal 29 marzo a Pasqua non abbiamo prenotazioni, poi dalla settimana seguente inizieremo con le seconde dosi. Siamo a disposizione».

Per quanto riguarda eventuali disdette, dopo la sospensione di AstraZeneca, sbloccata venerdì dall’Ema, Rupolo dice: «Sicuramente un po’ influirà sull’adesione. Inizialmente avevamo un tasso di rifiuto del 4-5%, dopo il blocco di AstraZeneca in alcuni Paesi all’estero e il blocco del primo lotto in Italia abbiamo avuto un tasso di rifiuto del 10%, ora vedremo quello che succederà in settimana».

Infine sulle dosi avanzate a fine giornata il direttore della Croce Rossa sottolinea: «Ne avanziamo pochissime, apriamo i flaconi solo quando siamo certi di poterli usare e se c’è solo una persona la facciamo tornare il giorno dopo. Se avanzano duo o tre dosi le somministriamo al personale in attesa, privilegiando i lavoratori dell’ateneo o della Croce Rossa non ancora vaccinati». —



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