Crosby, Stills & Nash, gli inarrivabili

L’Hydrogen Festival, che è stato ospitato dall’Anfiteatro Camerini di Piazzola sul Brenta è terminato, domenica sera, con il successo del concerto di Antonello Venditti. La manifestazione, organizzata da Zed Live e Hydrogen con il patrocinio del Comune di Piazzola e della Regione, è andata bene in termini pubblico e di qualità musicale. La penultima data della rassegna ha visto protagoniste le tre voci angeliche del Festival di Woodstock, Crosby, Stills & Nash che hanno incantato il pubblico da tutto esaurito, 3.800 spettatori. In quasi tre ore di concerto, dalle 21.30 alle 24.30 con 20 minuti di intervallo tra il primo e il secondo set, il super gruppo ha cantato 25 tra le più belle composizioni del suo immortale repertorio, dimostrando che non c’è nessuna correlazione tra età anagrafica ed artistica. David Crosby il 14 di agosto compirà 72 anni, Graham Nash ne ha 71 e Stephen Stills 68 ma musicalmente i tre sono ancora ragazzini. Le loro armonie vocali sono ancora tra le più belle e particolari della storia della musica pop e possono essere paragonate per bellezza solo a quelle dei Beatles e dei Beach Boys. Gli intrecci con le chitarre acustiche sono inarrivabili per eleganza ed incontenibile è l’energia nei pezzi rock. Sarebbe stato bello se in questo tour ci fosse stato anche Neil Young, che occasionalmente ha trasformato il trio in un quartetto ma non si può avere tutto dalla vita. Il concerto è stato aperto alla grande con i cori inarrivabili di “Carry oStilln”, il pezzo di Stills che apriva il primo leggendario album di CSN&Y “Déjà Vu” del 1970. Voci e cori perfetti. A seguire un poker d’assi di quelli pesanti: “Marrakesh Express”, “Long time gone”, “Just a song before I go” e “Southern cross”. Poi, è stata la volta di “Lay me down”, brano scritto da James Raymond, figlio di David Crosby. Poi, Nash ha detto: «La prossima canzone è per le belle donne di Padova» e al piano ha fatto partire le prime note di “Our house”, brano che scrisse all’epoca della sua relazione con Joni Mitchell. Tutto il pubblico di Piazzola insieme a lui ha cantato il ritornello: «Our house is a very very very fine house». L’inglese del trio poi è riuscito a trascinare nel canto di nuovo l’intera audience con la storica “Teach your children”. Crosby ha ripreso possesso della scena cantando con potenza ed espressività con una lunga versione della psichedelica “Déjà Vu” con gli assoli di Stills alla chitarra elettrica, Nash all’armonica (riproponendo la aparte che nel disco era opera di John Sebastian dei Lovin’ Spoonfool) e di tutti i musicisti della splendida band composta da Todd Caldwell (organo Hammond), Shane Fontayne (chitarra), Steve Di Stanislao (batteria), Kevin McCormick (basso) e James Raymond (tastiere). Stills ha rilanciato con una versione elettrica della saggia e paradossale “Love the one you’re with” che dice: «Se non puoi stare con chi ami, ama quello con cui stai». Fin dai tempi della guerra del Vietnam CS&N sono stati la coscienza critica dell’America e i portavoce di chi voleva cambiare il mondo. Così, Crosby ha detto: «A noi non piace il nostro governo» ed è partito con una nuova emozionante canzone di protesta cantata a cappella con Nash. Poi, quest’ultimo ha affermato: «So che voi pensate che noi possiamo cambiare il mondo» ed ha fatto cantare a tutti il ritornello di “Chicago”: «We can change the world”. Il momento più forte della serata però è stato “Guinnevere” cantato in sincrono dai soli Crosby e Nash: applausi a non finire e standing ovation.
Michele Bugliari
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