Cuccioli in vendita troppo piccoli, malati e con l’età taroccata

Come capita puntualmente, davanti alla figlia di tre anni che insiste fino ad aver fiato nella richiesta di un cagnolino piccino picciò da tenere in mano, il papà capitola. Vai per il cagnolino mignon. Così è successo anche a Francesco Bellon, 27 anni, titolare di due saloni di parrucchiere a Padova, persona molto amante degli animali (in casa la famiglia ha un altro cane, ma di grossa taglia): ha detto ok alla sua bambina. Si è guardato intorno, ha chiesto in giro, ha guardato su internet ed è rimasto colpito dall’offerta di un centro vendita di cani a Loreo (Rovigo). Molte razze, cuccioli che in alcuni casi arrivano dall’estero ma con tutte le carte in regola, passaporto e ogni garanzia possibile. Così pareva. «Avevo preso informazioni e avevo sentito parlare bene di questo centro», racconta Francesco Bellon, «così lunedì scorso con mia mamma e mia figlia, siamo andati a Loreo. Per vedere i cani e sceglierne uno. Abbiamo scelto un Chihuahua, un cuccioletto maschio. Chiedo l’età del cagnolino e mi viene detto che ha cinque mesi e mezzo; non solo, questa età è anche riportata sul passaporto dell’animale, assieme alla certificazione delle avvenute vaccinazioni e dello stato di buona salute». Insomma, pare tutto a posto: il prezzo iniziale è di 600 euro, che diventano 450 e affare fatto. Nonna, papà e bambina raggiante con il Chihuahua in braccio che le lecca il viso, tornano a casa. «Ma il cane comincia a stare male subito. Notiamo quello che prima non avevamo visto: il cucciolo aveva tante macchie sulla pelle», continua Bellon. «Così lo portiamo nella clinica veterinaria di Roberto Venturini. Lui per prima cosa ci dice che quel cucciolo non ha cinque mesi e mezzo ma due e mezzo. Il che significa che è stato portato via dalla mamma appena nato e ha viaggiato chissà quanti chilometri fino all’Italia a nemmeno quaranta giorni. Non solo, le macchie sulla pelle sono una dermatite o la rogna. E ha anche i vermi. Nel passaporto del cane quindi ci sono dati falsi. Ho telefonato al venditore che mi ha proposto di ridargli il cucciolo e lui mi avrebbe restituito i soldi, oppure di lasciarglielo una settimana che l’avrebbe curato. Quanto al documento che riportata dati falsi, mi ha risposto che si usa fare così. Lo ha chiamato anche il veterinario, senza ottenere risposte». Francesco Bellon ha deciso di tenerselo, il Chihuahua. Ormai gli vogliono tutti un gran bene; la piccina poi è matta per quell’infimo, tenero esserino che ha battezzato Artù. «No che non glielo ridò il cucciolo», spiega Bellon «chissà come lo tratterebbero. Ormai me lo tengo e lo curo, tra l’altro sono spese certo non previste. Ma sono andato a denunciare la vicenda ai carabinieri. Non è possibile che vengano falsificati i dati, che venga venduto come sano un cucciolo con la micosi, sapendo che sarebbe stato in mano a una bambina di tre anni: la micosi è trasmissibile. E poi scrivere che ha cinque mesi e mezzo quando ne ha due e mezzo e non avrebbe potuto essere venduto».
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