Da Allen ad Avati: è l’anno di Flavio Parenti

Dopo «To Rome with love» con Woody i sei episodi di «Un matrimonio» con Pupi. E Los Angeles lo premia: come regista
Di Silvia Gorgi

BOLOGNA. Golden Graal nel 2008 come astro nascente del cinema italiano, quando esordisce nel film di Silvio Muccino “Parlami d’amore”. Nato a Parigi, divenuto attore professionista al Teatro Stabile di Genova, Flavio Parenti è in piena escalation. Negli ultimi tre anni ha lavorato con Sergio Rubini, Michele Soavi, Liliana Cavani, Luca Guadagnino. In tv ha fatto “Distretto di polizia 9 e 10”, lo abbiamo appena visto in “Una vita che corre” di Costa.

E questa primavera? Woody Allen, Pupi Avati, premi da Los Angeles e progetti indipendenti. Un momento magico, a partire da “To Rome with love”, regia del grande Allen, nelle sale il 20 aprile. In questi giorni Flavio Parenti sta girando fra Roma e Bologna un nuovo film: “Un Matrimonio”.

«La trama è semplice: inizia nel 1948 dall’incontro fra me e Micaela Ramazzotti, io sono un ragazzo di buona famiglia, lei di famiglia povera. Per una serie di problemi e di morti improvvise mi ritrovo sul lastrico a 24 anni con due sorelle a carico. Con Micaela, nel frattempo divenuta la segretaria di mio padre, nasce una storia d’amore che dura fino al 2010. Interpretiamo la lunga storia di questi due personaggi tra i 20 e i 75 anni, una cosa rarissima nel panorama delle produzioni italiane. Solo Pupi Avati, che è un poeta, poteva riuscire a fare una fiction in 6 puntate per la Rai con dentro così tanta poesia e così pochi compromessi. Credo sarà un’opera magistrale».

Mentre al Diy Film Festival di Los Angeles ha appena vinto il premio per il migliore film con «Sogno farfalle quantiche», progetto di ricerca grafica e narrativa.

«E’ una fusione di immagini che si legano alla memoria del protagonista. 180.000 immagini su cui ho lavorato per due anni. Il fatto che a Los Angeles sia piaciuto è benzina per l’anima».

Un’altra opera totalmente autoprodotta, co-sceneggiata, girata e recitata, sarà in scena a breve, il 29 marzo: la web series «#ByMySide». 13 puntate brevi dai 5 agli 8 minuti trasmesse solo su YouTube, che è stato scelto «per il rapporto diretto con lo spettatore, senza compromessi, una magia non più possibile con le sovrastrutture di cinema e tv. Il web è oggi terra di pionieri, l’America del ‘500. Con «#ByMySide» cerco di raccontare la staticità della mia generazione, quel non sapere cosa fare e continuare a vivere il momento, senza progetti, il vuoto. La storia è molto rock, il bassista, il chitarrista e il batterista di una band, aspettano il cantante, la loro anima, che non torna mai, in un parcheggio notturno di un supermercato. I rapporti si scardinano ed esplodono. In un flash back, nello stesso parcheggio, il chitarrista incontra il cantante. L’anima buona e malvagia a confronto. Una storia d’amicizia in un posto terribile. Per la prima volta dei professionisti decidono di produrre nuovi contenuti solo per il web, questo credo sarà il futuro».

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