Da Camposampiero all’acceleratore del Cern

C’è anche il contributo dell’ingegner Chiggiato nella scoperta del bosone di Higgs La gratitudine per gli insegnanti del Meucci che l’hanno appassionato alla scienza
Di Francesco Zuanon

CAMPOSAMPIERO. Da via Guizze al Cern di Ginevra, dalle ricerche in biblioteca comunale, agli studi che hanno portato al premio Nobel: in estrema sintesi questo è stato il percorso formativo e professionale di Paolo Chiggiato, 49 anni, ingegnere nucleare al Cern dal 1988, uno dei protagonisti degli studi e degli esperimenti di migliaia di studiosi che hanno portato alla scoperta del bosone, valsa il premio Nobel per la Fisica allo scozzese Peter Higgs e al belga Francois Englert, che ne avevano teorizzato l’esistenza nel 1964.

Nel lungo lavoro che ha condotto alla scoperta del bosone e quindi al Nobel, l’ingegner Chiggiato, nato a Camposampiero proprio nel 1964 (un segno del destino?), ha diretto il gruppo di ingegneri, fisici e tecnici, che ha «generato uno spazio in cui le particelle (protoni e ioni di piombo) possono circolare senza collisioni con il gas residuo. In un tubo di 27 chilometri di lunghezza, a circa 100 metri di profondità, abbiamo prodotto un vuoto interplanetario» spiega Paolo Chiggiato. «Siamo riusciti a eradicare uno dei principali problemi degli acceleratori moderni» aggiunge «noto come instabilità generata da nuvole elettroniche (electron cloud instability), tramite film sottili composti di titanio, zirconio e vanadio. Per lo stesso scopo, abbiamo sviluppato dei film di carbonio amorfo per gli iniettori di Lhc (l’acceleratore). Questi rivestimenti delle camere da vuoto sono ora usati in molti altri acceleratori, e non solo. Il film di lega di metalli è anche integrato in efficientissimi pannelli solari termici prodotti da una spin-off del Cern»

L’ingegnere padovano ha inoltre avuto un ruolo importante durante la fase di costruzione e installazione dell’acceleratore, e ha diretto il team responsabile della produzione e dei trattamenti di superficie delle camere da vuoto. «Durante l'operazione degli acceleratori, inoltre, sono stato in prima linea nel controllo dei sistemi da vuoto e criogenici» aggiunge lo stesso Chiggiato. Che per arrivare a questi livelli è partito dalle scuole elementari e medie di via Filipetto come tanti ragazzi, seguendo le sue curiosità e le sue passioni a partire dai libri della biblioteca comunale, «che ai miei tempi era ancora nel palazzo del municipio e che è stata un luogo fondamentale per la mia crescita intellettuale. Ancor oggi, spesso con Michele Miozzo (altro camposampierese, professore a Cambridge e alla Columbia University di New York), ritorno a quei momenti: la lettura dell'Enciclopedia della scienza e della tecnica, le lunghe ricerche alle medie, i libri in prestito di ogni tipo, dai reattori nucleari fino alla psicanalisi. Probabilmente senza quella piccola e magnifica biblioteca oggi non sarei quello che sono».

La svolta arriva nei due anni dell’istituto tecnico industriale “Meucci” (oggi parte nel Newton) di via Puccini, quando «i professori Callea e Masiero mi hanno insegnato la potenza della libertà dello spirito umano (il primo) e l'importanza e la bellezza della matematica, scienza dell'eleganza e di sublimazione della ragione (il secondo). Masiero ci spiegava la matematica del programma, ma anche concetti di fisica moderna di cui ricordo ancora l'introduzione ai mesoni. È in quegli anni che ho cominciato a leggere Scientific American, ovviamente senza capirne niente, oltre i primi tre paragrafi».

Ma ormai la via di Paolo Chiggiato era già tracciata e, a differenza dei fratelli Andrea, Franco e Luca che, partendo dalla casa di via Guizze dove tuttora abitano mamma Giuseppina e papà Giuseppe, hanno seguito le orme del padre facendo crescere la “Chiggiato Autotrasporti” e la “Ac Trasporti” fino ad arrivare oggi ad avere oltre trenta camion che corrono ogni giorno in tutta Europa, lui concluse le superiori al Marconi di Padova e si laureò in cinque anni al Politecnico di Milano, facoltà di Ingegneria nucleare. Da lì l’arrivo al Cern nel 1988 come studente per la tesi, poi assunto come membro del personale.

Da gennaio Paolo Chiggiato, che vive a Ginevra con moglie originaria di Fratte di Santa Giustina e due figlie ed è anche coordinatore dei programmi degli studenti, dottorandi e borsisti per il dipartimento Tecnologie degli acceleratori (circa 650 componenti il personale), sarà il capo del suo gruppo “Vuoto, Superfici e Film Sottili”, formato da circa 120 specialisti di diverse nazionalità. «Lo scopo principale del nostro gruppo è quello di generare un vuoto fra i più spinti al mondo, affinché i fasci di particelle possano circolare senza perdite. Per arrivare a pressioni così basse (un milionesimo di miliardesimo della pressione dell'aria) bisogna studiare materiali specifici, trattamenti chimici di superficie adeguati, rivestimenti sottilissimi per creare un ambiente ideale per i fasci di particelle. Sono necessarie conoscenze di fisica dei materiali, di ingegneria meccanica e chimica, di ingegneria dei controlli, di simulazione al computer. E tanta esperienza!». Studiando e credendoci, Paolo Chiggiato ha dimostrato che si può arrivare fino al Nobel.

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