Da contrada rurale all’edilizia popolare

Oltre le mura di Padova, in uscita da porta Savonarola, inizia la strada per Vicenza. Già prima che nel ’500 il “guasto” (l’abbattimento esterno alla cinta muraria che, per volere dei veneziani,...

Oltre le mura di Padova, in uscita da porta Savonarola, inizia la strada per Vicenza. Già prima che nel ’500 il “guasto” (l’abbattimento esterno alla cinta muraria che, per volere dei veneziani, distrusse ogni cosa oltre le mura) azzerasse le periferie, s’incontravano pochi edifici: un’ampia distesa di terreni coltivati si estendeva infatti fino al canale Brentella.

La contrada rurale, antenata di Chiesanuova, a quell’epoca si chiamava Villa Vedeita (o Vietta) e fu soggetta a grandi distruzioni durante le guerre della Padova medievale. Parallela a via Vicenza correva via Pelosa, allora importante perché conduceva al fortilizio di Montegalda e, tra il Cinquecento e l’Ottocento, all’enorme Lazzaretto di Brusegana. Solo a partire dalla fine del XIX secolo il quartiere iniziò a prendere l’attuale fisionomia con l’erezione di una nuova chiesa, del Cimitero monumentale e, nel secolo successivo, delle due caserme Romagnoli e Pierobon (allora chiamate, rispettivamente, Caserma Sud e Caserma Nord).

Nuovi quartieri popolari sorsero a beneficio delle famiglie dei militari e, con essi, una nuova parrocchia, quella delle Cave, tra le vie Chiesanuova e Pelosa. L’urbanizzazione più imponente (e anche più recente) è Padova 2000, quasi un quartiere nel quartiere, che si contrappone alle zone verdi che invece ancora attorniano via Pelosa nel tratto che incrocia il canale Brentella. Tuttavia Padova 2000 (nella foto) è stato un esperimento riuscito solo a metà. Malgrado la determinazione degli abitanti a mantenerne alta la qualità della vita, il complesso deve fare i conti con una ventennale diatriba giudiziaria (sull’ordine dei 2 milioni di euro) per un progetto costruito solo per metà: doveva essere un residence cintato e si trova, invece, a doversi sobbarcare le spese di aree private a uso pubblico.

Basta fare un giro per ammirare, inoltre, sia sulla via principale (via Chiesanuova) che su quelle più interne (come via della Biscia), ville immerse nel verde dotate di enormi piscine. Il verde privato si confonde con quello della campagna ancora superstite e, d’estate, è una risorsa per chi abita Chiesanuova: occasione di passeggiate sotto l’ombreggiatura degli alberi. Nel rione ha sede anche il Configliachi: sorge in via VII Martiri e nasce a fine Ottocento come imponente opera di assistenza alle persone non vedenti.

(e.sci.)

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