Da ieri il Monaco non è più albergo: palazzo in vendita

STAZIONE. Da ieri il Monaco di piazzale Stazione 3, non sarà più un albergo. Le sorelle Vescovi, figlie del patròn omonimo della nota torrefazione di caffè, sono andate, due settimane fa, nell’ufficio del capo-settore dell’assessorato al Commercio, Ferdinando Schiavon ed hanno notificato al Comune, dopo due anni di serrata temporanea, la scelta di chiudere definitivamente lo storico albergo, aperto cinquant’anni fa.
Il Monaco era un hotel a tre stelle superiore. Aveva 54 camere e, sino agli anni ’90, è sempre stato uno degli alberghi più gettonati della città anche grazie della vicinanza alla stazione, dove, da sempre. Per decenni, in realtà prima che, sempre in piazzale Stazione, fosse ristrutturato e rilanciato dall’imprenditore trevigiano Antonio Cinel il nuovo Grand’Italia, il Monaco è stato punto di riferimento sia per i singoli forestieri, che arrivavano in città per affari e sia per i gruppi di turisti, diretti principalmente a Venezia. Destino ha voluto che i giorni del declino dell’albergo coincidessero con il degrado, diventato sempre più irreversibile, che, dalla metà degli anni ’90, ha attecchito, in modo particolare, lungo il nuovo viale, che, ormai, tutti chiamano Boulevard Dès Etrangeres, dove si trovano anche il Punto Snai e l’ex negozio Blockbuster, il cui affitto, ancora oggi, viene pagato da una società romagnola che vi vorrebbe aprire un’altra sala scommesse. In pratica più cresceva il degrado in quella zona e meno i turisti lo sceglievano come alloggio per la notte.
Tant’è che una volta chiuso due anni fa, proprio in questo periodo, lo spazio antistante lo storico hotel è subito diventato un luogo di bivacco permanente per ubriaconi e sbandati. Per 24 mesi consecutivi l’albergo, (le sorelle Vescovi sono anche proprietarie dei muri, ndr), che ha un valore immobiliare complessivo tra i quattro ed i cinque milioni, è stato posto in vendita, ma dopo tutta una serie di trattative avviate, nessun acquirente ha voluto mettere nero su bianco anche e specialmente a causa del degrado che ha messo radici nella zona. «Eppure il Monaco fa parte integrante della storia alberghiera della città» osserva Sante Tartaglia, direttore del Grand’Italia.
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