«Da lavoratrici oneste all’incubo tramortite da questa brutta storia»

Una doccia fredda, anzi gelida, quella piovuta addosso a Caterina Fortunato, 42 anni, titolare della Tecnomercato Srl di Saletto di Vigodarzere. Un incubo che mai avrebbe pensato di vivere perché la...
Di Alice Ferretti

Una doccia fredda, anzi gelida, quella piovuta addosso a Caterina Fortunato, 42 anni, titolare della Tecnomercato Srl di Saletto di Vigodarzere. Un incubo che mai avrebbe pensato di vivere perché la faccenda è talmente grande che si fatica anche solo a immaginarla. Prima la telefonata del suo commercialista, arrivata all’alba, poi la convocazione urgente in studio, infine l’incontro con i carabinieri del Ros e la scoperta: una sua società, la “Original Trade Srl”, era stata sequestrata. Nella Srl nata per aprire un negozio con il marchio francese Jennifer al Pradamano Shopping Center (in provincia di Udine), il 33, 3% era detenuto da Cinzia Ferro, milanese, compagna di Alessandro Pronesti, ambasciatore del capo-cosca della ’ndrangheta Antonio Piromalli.

«Sono scioccata, ancora non mi sembra possibile». Ha il volto stanco: «Non torno a casa da questa mattina, devo ancora vedere i miei figli», ma allo stesso tempo la voglia di parlare, di spiegare come si è trovata a far parte di una società insieme alla compagna del braccio destro del capo-cosca. «Non ho nulla da nascondere e nulla da temere, per questo ci tengo a spiegare». L’imprenditrice, insieme al fratello Filippo, guida l’azienda di famiglia, la Tecnomercato, ditta che da oltre 40 anni commercializza articoli per ferramenta, colorifici e “fai da te”. «Non sono solo un’imprenditrice conosciuta ma anche la mamma di due bambini e la presidente di un’associazione che opera in chirurgia pediatrica, la “Puzzle Onlus”». Ecco perché Caterina Fortunato, sostenuta dal suo legale, l’avvocato Vincenzo Cannarozzo, ha voglia di spiegare. «Sono entrata a far parte di questa società un anno e mezzo fa insieme a mia cognata, Valentina Carraro, e alla signora Ferro, che ho visto due volte in tutta la mia vita».

A proporre l’idea di aprire una società per gestire un negozio di abbigliamento in franchising a Pradamano era stato proprio Pronesti. «Lui era un dipendente della ditta Flex Italia Srl e da circa sette anni veniva a farci visita regolarmente in azienda. Si occupava della parte commerciale, ci faceva vedere cataloghi e ci proponeva forniture di elettroutensili, che noi spesso acquistavamo. Questo era il nostro rapporto, un normale rapporto lavorativo con una persona normalissima», racconta Caterina Fortunato. «Lui aveva già altre attività in franchising e ci ha proposto di aprire questa società con la sua compagna, Cinzia Ferro, sfruttando gli incentivi per l’imprenditoria femminile. Dopo esserci informati abbiamo aperto la Srl, che per un anno e mezzo è stata divisa in quote del 33, 3% tra me, mia cognata Valentina Carraro, e la signora Ferro».

Il capitale iniziale per aprire la società non era stato particolarmente oneroso: «Dieci mila euro che abbiamo diviso per tre». E così l’attività è partita. «Il primo anno abbiamo chiuso in perdita e ci abbiamo rimesso 10 mila euro a testa. Questi sono stati i costi». Mai nessun sospetto sulla Ferro. «Mia moglie e io l’abbiamo vista qualche volta in negozio. Una persona semplice, con un basso profilo, insospettabile», sottolinea Filippo Fortunato, fratello di Caterina e marito di Valentina Carraro. «I danni per noi adesso sono incalcolabili. Oltre alla cattiva pubblicità la società rimarrà bloccata e noi ci rimetteremo ancora soldi».

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