Dal boom immobiliare al degrado: ecco i condomini diventati frontiera a Padova

Da Mortise al Pescarotto, dall’Arcella alla Stanga: palazzine e residence fanno i conti con un crescente malessere. Occupazioni abusive, schiamazzi, spaccio: 400 esposti all'anno al Comune e Anaci per una mediazione  
Bombole di gas nel condominio Ibisco
Bombole di gas nel condominio Ibisco

PADOVA. «Metà dei nostri problemi si trova in strada, l’altra metà è dentro le case». Lo diceva l’assessore comunale Maurizio Saia, due anni fa, mettendo a fuoco nitidamente l’altra frontiera dell’impegno che lo attendeva sul fronte della sicurezza. Perché hai voglia a schierare l’esercito nelle strade se poi dietro i cancelli di condomini mal assortiti si consumano faide dall’esito imprevedibile. Perciò fu proprio Saia a volere la squadra speciale liti condominiali: sette agenti di polizia locale dedicati ai conflitti di pianerottolo.



L’odiato vicino Premessa: non occorre che un condominio sia classificato come ghetto perché al suo interno si sviluppi una guerriglia poco urbana. Né la presenza di immigrati compromette automaticamente la serena convivenza. Il tavolo permanente fra il Comune e l’Associazione amministratori di condominio, che funziona dal 2013 - esamina circa 400 segnalazioni ogni anno, con picchi estivi notevoli (anche 250 fra giugno e agosto). E solo il 30% di queste coinvolgono stranieri. Gli esposti arrivano da tutti i quartieri, secondo la densità abitativa: al primo posto il centro, poi l’Arcella. Le cause sono facili da immaginare: occupazioni abusive, schiamazzi, disturbi vari e poi spaccio.

Carabinieri in via Curiel
Carabinieri in via Curiel


Uno sviluppo sbagliato Ma i problemi sono più intensi - e soprattutto più difficili da estinguere - in quelle porzioni di città cresciute disordinatamente. Residence sospesi tra area urbana e zona industriale; rioni di villette mono o bifamiliari abbandonati dai padovani e messi a rendita attraverso l’affitto a immigrati; terre di mezzo fra strade ad alto scorrimento e quartieri disomogenei. La Stanga, Mortise, Montà, angoli della Guizza. E naturalmente l’Arcella, che però è grande e varia e anche meno problematica di una volta.

Ma non come via Anelli Comune denominatore è lo stato di abbandono degli edifici. I proprietari, spesso poco scrupolosi, affittano con il solo obiettivo di massimizzare la rendita. «Noi in queste zone non ci mettiamo il naso, perché proprio non ci cercano», dice il presidente dell’Anaci Giorgio Cambruzzi. «Così non c’è controllo su eventuali illegalità e non c’è tutela per chi ci abita. Nei condomini che seguiamo, in queste zone difficili, spesso mandiamo la vigilanza privata. Alla cittadella della Stanga, per esempio, ma anche in zona via Croce Rossa o un qualche strada dell’Arcella». Ma anche a Mortise e a Montà, dove ci sono vecchie palazzine affittate fantasiosamente. Oppure verso via Dini a Chiesanuova o in via Confalonieri, zona Pescarotto.

«Qui tutto schifo» In via Mortise due palazzine multietniche si guardano da una parte all’altra di un parcheggio. Un cartello “vendesi” su una. Quiete all’ora di pranzo. «Comprare qua? Io te lo sconsiglio», dice un moldavo che vive in affitto a 410 euro al mese, più 50 di spese condominiali. «Tra Africa e Bangladesh, non si dorme mai. Uno del mio paese ha comprato a 27 mila euro e si è già pentito. È tutto uno schifo, litigano sempre, c’è una brutta aria».

«C’erano le famiglie...» In via Confalonieri, villette ben tenute si alternano a condomini che parlano già dai balconi. «Sono nato e cresciuto qua», racconta un uomo sui cinquanta, «e un tempo era un rione di famiglie. Poi sono andati via tutti, sono arrivati tanti stranieri ed è tutto diverso. Non posso dire che si sta male, ma speriamo che le cose migliorino. L’università è vicina, ci sono i carabinieri, il parco Europa è ben tenuto, ma i problemi ci sono». C’è chi consiglia di comprare casa, «ma solo se è un affare, da spenderci 30 mila euro, non di più», chi lamenta che non ci sono servizi, «a parte il bus per le piazze». «Io passo qui tutti i giorni e spesso ci trovo la polizia», racconta una studentessa. «Si spaccia, si sa, ma non è che ci siano pericoli particolari».

La mappa Via Mortise, via Confalonieri, via Curiel, via Ulisse Dini, via Anzuino da Forlì, via Brofferio, via Savelli. Cos’hanno in comune certi condomini o residence problematici di zone così diverse della città? La multietnicità è un aspetto, ma non l’unico. Problemi strutturali, anche. Ma più in generale c’è un problema di tessuto sociale, di connessioni, l’assenza di riferimenti, di luoghi di incontro. Sono isole a pressione, dove gli attriti non restano tali, ma si sviluppano. Fino all’estremo tragico. —
 

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