Dalla diagnosi dell’abuso alla presa in carico del bimbo

Una volta accertata l’esistenza del maltrattamento, l’équipe multidisciplinare valuta danno  attuale e futuro e si identifica il percorso di recupero 

Il Centro di riferimento regionale per la diagnostica del bambino maltrattato dell’Azienda Ospedaliera di Padova è attivo dal 2007 e opera in sinergia con una rete di servizi territoriali dedicati alla presa in carico dei minori vittime di abuso e, nelle situazioni in cui questo sia possibile, anche dei genitori. Il primo compito del Centro è quello di diagnosticare il maltrattamento, che può essere il chemical abuse, la violenza sessuale, le percosse, il baby-shaking, o sindrome del bambino scosso. Di solito sono gli stessi servizi ospedalieri che rilevando segni sospetti di abuso, segnalano il piccolo paziente al team multidisciplinare che approfondisce la diagnosi. Del team fanno parte pediatri, neuropsichiatri infantili e psicologi.

L’approccio si articola in tre passaggi: innanzitutto si deve capire se l’abuso c’è stato e quindi di quale natura sia. Poi si valuta il danno, ovvero l’effetto del maltrattamento, sia come danno attuale sia i nella sua evoluzione nello sviluppo del bambino. Infine il team del Centro esamina le potenzialità del bambino e della famiglia per determinare il tipo di percorso da intraprendere. Il Centro può offrire il ricovero dei pazienti, ha una struttura di day hospital e ambulatori, fornisce percorsi integrati di presa in carico, e consulenze formalizzate anche a distanza, grazie al collegamento telematico con gli ospedali della regione.

L’età dei bambini va da poche settimane fino ai 10 anni circa. A seconda del tipo di abuso che viene diagnosticato si seguono protocolli diversi. Nel caso del chemical abuse si valutano diversi sintomi, che possono essere neurologici o cardiaci, e si passa quindi all’analisi del capello. La sostanza assunta rimane nel capello e considerando che questo cresce di circa un centimetro al mese, si può risalire - dove la lunghezza lo consenta - fino a diversi mesi indietro nel tempo per capire da quanto dura l’abuso. C’è poi un’indagine che interessa la famiglia per capire se ci sono storie di maltrattamenti pregressi. Sempre più spesso l’abuso con sostanze stupefacenti interessa famiglie non sospette, con genitori che lavorano e hanno anche un certo livello culturale. —

E.L.

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