Dalla Ville Lumière il teatro d'ombre Abita a Padova la collezione più ricca

Uno dei pezzi della collezione. A destra un manifesto del cabaret Le Chat Noir. In basso Laura Minici Zotti
Uno dei pezzi della collezione. A destra un manifesto del cabaret Le Chat Noir. In basso Laura Minici Zotti
Un piccolo, inaspettato tesoro è emerso come per magia dal grande patrimonio costituente l'eredità dell'industriale veneto, Angelo dalle Molle (l'inventore del Cynar) e di sua moglie Eleonora Botner. Durante la ricognizione effettuata dagli esecutori testamentari sono state rinvenute in un granaio della Villa Barbariga di Stra alcune pesantissime casse di legno, provenienti da una precedente abitazione nella Svizzera francese di Angelo dalle Molle. L'apertura delle casse ha rivelato un teatro «d'ombre francesi», completo di quinte, lanterne, scene dipinte, e 70 ombre in zinco per quattro rappresentazioni. Nel 2009 il materiale viene affidato per il restauro, e successivamente donato, al Museo del Precinema di Padova affinché ne curi la valorizzazione nell'ambito delle proprie iniziative. Si tratta di una collezione di notevolissima importanza per la città, se si pensa che il parigino Museo d'Orsay possiede un teatro d'ombre di soltanto 40 pezzi, che ha esposto in una mostra divulgativa nel 2007.  Ma che cos'è il teatro d'ombre francese? Nel 1881, per iniziativa dell'impresario Rodolphe Salis, apre a Parigi, nel quartiere di Montmartre, Le Chat Noir, un cabaret destinato a dominare per un ventennio la scena culturale parigina. Inizialmente semplice taverna in cui si serve un vino scadente, diventa in breve tempo ritrovo di artisti e intellettuali, sede del circolo letterario degli Hydropathes, capitanati dal poeta Imile Goudeau, gran bevitore come la maggior parte dei bohémiens. Si beve molto infatti allo Chat Noir, vino, birra e soprattutto assenzio; si esibiscono poeti, chansonnier, umoristi. Il locale è frequentato da pittori, musicisti e scrittori, tra i più noti Satie, Debussy, Verlaine, Strindberg; ma anche dal bel mondo parigino attratto dalle bizzarrie e dagli eccessi della Bohème.  Marcel Proust, che è troppo giovane per averlo frequentato ma che certamente ne ha sentito parlare, lo cita nella Recherche come uno dei locali in cui si recano il barone di Charlus e Odette de Crécy («lei ci doveva conoscere molta gente»). La maggior attrazione dello Chat Noir diventa subito il teatro d'ombre, ideato quasi per gioco dal pittore Henri Rivière; la Francia del resto non è nuova a questo originale genere di spettacolo, introdotto nel paese da alcuni missionari nel '700 e apprezzato persino a corte grazie alle proiezioni di Dominique Séraphin. Il successo delle ombre dello Chat Noir è tale da indurre ben presto gli organizzatori all'ampliamento del teatro; la macchina scenica si fa più elaborata e richiede la presenza di oltre venti operatori per il cambio sfondi, i movimenti delle ombre, le proiezioni, le luci. Ci sono le quinte, le scenografie dipinte, i binari su cui far scorrere le ombre, sagome di zinco ritagliate a mano da abili artigiani, illuminate da potenti lanterne e riflesse sullo schermo fisso.  Tra il 1886 e il 1896 vengono messi in scena i migliori spettacoli d'ombre mai conosciuti, con una perfetta organizzazione teatrale e con Rodolphe Salis che presenta gli spettacoli mentre Albert Tinchant improvvisa l'accompagnamento musicale alle vicende narrate. I racconti sono i più vari, dalle gesta napoleoniche (la Sphinx) alla natività (La marche a l'Etoile), alla satira politica, ai racconti d'amore. Sulla scia della fortuna dello Chat Noir, sorgono nuovi teatri d'ombre a Montmartre e in altri quartieri di Parigi, che continueranno la loro attività fino allo scoppio del primo conflitto mondiale, senza però raggiungere i trionfi e la popolarità dello Chat Noir, che peraltro chiude i battenti nel 1898 un anno dopo la morte del suo fondatore, Rodolphe Salis.  Che nesso c'è dunque tra le ombre dello Chat Noir e la collezione d'ombre padovana? Laura Minici Zotti, che ne ha curato il sapiente restauro, esclude che le «sue» ombre possano appartenere al teatro dello Chat Noir, in quanto di dimensioni più ridotte rispetto a quelle, mentre ritiene più probabile una provenienza da altri teatri dell'epoca o forse addirittura potrebbe trattarsi di copie dello Chat Noir, riprodotte e utilizzate da Rodolphe Salis durante i tour che già a partire dal 1892 aveva intrapreso per diffondere la sua arte in Francia, in Belgio e nella Svizzera francese. Gli spostamenti in treno infatti (documentati dal suo assistente Gabriel Montoya in un libretto dal titolo Roman comique du Chat Noir), imponevano l'utilizzo di teatri e ombre di più contenute dimensioni, che ne consentissero un rapido allestimento e smontaggio.  L'ipotesi non è poi così azzardata, se si tiene conto che, come dicevamo prima, proprio dalla Svizzera francese (paese toccato dalle tournée di Salis) arrivano a Villa Barbariga le casse con il teatro d'ombre francesi.  In attesa che ulteriori studi e ricerche d'archivio ne chiariscano in via definitiva l'origine, questo delizioso teatro d'ombre francesi va ad arricchire la già considerevole collezione del Museo del Precinema e nel prossimo autunno sarà oggetto di una specifica mostra, come annuncia con grande soddisfazione la direttrice del museo, Laura Minici Zotti.

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