Daniel Arasse e la scoperta dell’umorismo in Tintoretto

Di Daniel Arasse, uno storico dell’arte scomparso qualche anno fa, Einaudi pubblica “Non si vede niente”. Il testo si articola in sei saggi dove l’autore indaga il visibile in Brueghel, Velázquez,...

Di Daniel Arasse, uno storico dell’arte scomparso qualche anno fa, Einaudi pubblica “Non si vede niente”. Il testo si articola in sei saggi dove l’autore indaga il visibile in Brueghel, Velázquez, Tiziano e Tintoretto. Sono tutte analisi godibilissime, prive come sono di quelle locuzioni tecniche che spesso creano una barriera insormontabile fra il testo e chi legge. In che modo ci riesce Arasse? Strutturando i saggi come messe in scena, dalla lettera al dialogo. Sei brevi finzioni narrative che tramite un linguaggio colloquiale, propongono un’interpretazione delle opere d’arte attenta alle immagini e ai dettagli iconici. Andiamo a vedere da vicino come Arasse racconta l’arte e come viviseziona l’opera di Tintoretto “Marte e Venere scoperti da Vulcano”. Con la sua interlocutrice, che poi si scopre essere la moglie, c’è stata una discussione piuttosto accesa sul senso del dipinto, sulla morale che ne reggerebbe la composizione. Per non suscitare ulteriori contrasti preferisce scriverle una lettera. Sollecitandola a porsi alcune domande. Il che spiega il “Cara Giulia” del saggio.

Nel dipinto ci troviamo di fronte ad una scena coniugale. La dea è distesa nuda sul letto. Marte con armatura ed elmo in testa, sentendo l’arrivo del marito, si è nascosto sotto il tavolo. Cupido dorme nella sua culla, spossato. Vulcano scosta il leggero tessuto che copre il sesso della moglie. L’interpretazione paludata, che vuole che di fronte alla pittura non si rida, trova che il senso della scena sia nella condanna dell’adulterio. Anche Giulia è convinta che la dimensione morale dell’opera dipenda dalla ridicola posizione di Marte che fa risaltare la dignitosa malinconia del vecchio marito oltraggiato. Ma Arasse si guarda bene dall’avallare tale esegesi. E la rovescia.

L’intera scena è all’insegna dell’humor. Se si guarda bene, cosa sta cercando Vulcano tra le gambe della moglie? Quali prove? Ormai ha un solo pensiero in testa. Basta osservare il grande specchio che sta dietro di lui. Nell’immagine in primo piano Vulcano appoggia il ginocchio destro sul letto, tenendo un po’ rigida e distante la gamba sinistra, posizione normale per uno zoppo. Ma nello specchio che abbiamo di fronte Vulcano si arrampica sul letto facendoci intuire ciò che accadrà subito dopo. Siamo così arrivati allo scarto eccezionale “tra la scena e il suo riflesso”, in cui si condensa l’invenzione di Tintoretto, l’intenzione che sostiene il dipinto, il “nocciolo comico” che lo contraddistingue. Perché sono comici Marte con l’elmo in testa e il dito puntato verso la porta dalla quale vorrebbe scappare; il cagnolino che ringhia inutilmente verso il nascondiglio; e Vulcano che ci casca ancora una volta accecato dal sesso di Venere.

Fausto Politino

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