Decine di avieri salvati dai campi di prigionia Un cippo ricorda il “tenente” Loris Capovilla

la storia
All’alba del 9 settembre 1943, il giorno dopo l’Armistizio, dopo la messa, don Loris Capovilla attraversa in bicicletta una Parma deserta e ferita dalla guerra e raggiunge l’aeroporto «Natale Palli» del tutto isolato. Qui, il giovane prete padovano– ha all’epoca 28 anni – prima parla animatamente con i tedeschi, per difendere i soldati, poi inscena un continuo andirivieni dall’aeroporto al Seminario per portare via dal suo ufficio ogni oggetto sacro, facendosi accompagnare ogni volta almeno da due avieri promossi all’istante «cooperatori dell’Ufficio militare». Avieri, che non ritornarono più indietro da quel viaggio di trasporto di materiali religiosi. Una furbizia che ha salvato vite, con quell’andirivieni andato avanti nei due giorni successivi. Per questa sua attività, di cui mai si vantò, don Capovilla si vide poi conferire la Croce al Merito di guerra.
Quella pagina di storia sia a Padova e sia a Venezia rimane ignota ai più, anche se don Capovilla, come ha ricordato anche il patriarca Moraglia, per Venezia «fu voce familiare ricca di amicizia, dolcezza, affetto». Ancora oggi amato, a due anni dalla morte.
Sabato prossimo, a Parma, sarà inaugurato un cippo in memoria del tenente Loris Capovilla, cappellano della Regia Aeronautica, che in quel triste settembre 1943 non esitò a salvare un considerevole numero di avieri e soldati dalla deportazione evitando loro la morte nei campi di concentramento tedeschi. L’iniziativa è della locale Sezione della Associazione Arma Aeronautica, con il patrocinio del Comune di Parma.
Don Loris Francesco Capovilla, padovano di Pontelongo, poi segretario di Papa Giovanni XXIII, vescovo di Chieti e delegato pontificio del Santuario di Loreto, ordinato cardinale da Papa Francesco, è morto centenario nel maggio 2016, dopo aver vissuto per quasi trent’anni a Sotto il Monte, testimone di Roncalli e custode della memoria del Papa buono. Per tutta la vita, anche se lontano, disse di sentirsi veneziano (e anche un po’mestrino, dove aveva conservato a lungo la casa).
La figura di Capovilla ha un legame fortissimo con Venezia e risale a quando ventenne, cominciò a frequentare il Seminario patriarcale. Ordinato presbitero il 23 maggio del 1940 coprì, tra gli incarichi forse meno noti, il ruolo anche di cappellano a Porto Marghera e di cappellano del carcere minorile e all’Ospedale degli infettivi. Per dieci anni, dal 1953 al 1963, è stato il segretario particolare di Angelo Giuseppe Roncalli, prima patriarca di Venezia e poi dal 28 ottobre del 1958, Pontefice. Ed è bello ora avere contezza del suo impegno, come giovane prete, a Parma per salvare vite di soldati in pericolo. Dopo l’8 settembre 1943, quando con l’Armistizio, finì l’alleanza militare tra Italia e Germania, migliaia di soldati, di Esercito e Regia Aeronautica, furono costretti ad arrendersi ai tedeschi, e spesso sono finiti internati, e morti, nei campi di concentramento.
Sabato a Parma alla intitolazione del cippo alla memoria di Capovilla ci sarà fra gli altri anche il nipote, figlio della sorella di Capovilla, l’architetto mestrino Gianfranco Vecchiato. La cerimonia pubblica inizierà alle 10 alla Basilica di Santa Maria della Steccata con una santa messa per ricordare il cardinale Capovilla e i soci della Associazione Arma Aeronautica – Emilia Romagna. Alle 11 all’aeroporto di Parma dell’Aeronautica Militare (Comando Rete P. O. L. NATO) si formerà il corteo che accompagnato dalla Fanfaradella prima regione aerea e i labari delle associazioni d’arma e comincerà la sfilata, assieme a varie autorità, fino al luogo della cerimonia. Qui prima di mezzogiorno verrà scoperto il cippo e ci sarà la benedizione di Monsignor Enrico Solmi vescovo della Diocesi di Parma. Poi la deposizione di una corona d’alloro. —
Mitia Chiarin
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