Delitto Samira, l’accusa di falso alibi «Mi chiese di dire che era al lavoro»

/ INVIATO A rovigo
Mohamed scuote il capo per quasi tutta l’udienza. L’interprete che ha accanto riferisce frase per frase quanto sta affermando la prima testimone. La donna, sua datrice di lavoro, racconta della morbosa gelosia verso la moglie e di come, poco dopo la scomparsa di Samira, il presunto omicida abbia chiesto all’anziana di sostenere per lui un falso alibi davanti alle forze dell’ordine. «Alla fine dell’udienza, Mohamed ha pianto. Ha pianto soprattutto per le bugie dette in aula nei suoi confronti», spiegheranno poi i suoi avvocati Riziero Angeletti e Francesco Zacheo.
processo al via
È cominciato ieri il processo in Corte d’Assise a Rovigo nei confronti di Mohamed Barbri, marocchino di 41 anni, accusato di omicidio volontario e di occultamento di cadavere. A Barbri, la pubblica accusa – rappresentata dal pm Francesco D’Abrosca – attribuisce l’omicidio di Samira El Attar, moglie e madre di sua figlia, scomparsa dalla casa di Stanghella il 21 ottobre 2019. Il corpo della donna non è mai stato ritrovato. Il processo si tiene con rito immediato.
le parti civili
Il processo è cominciato con la costituzione delle parti civili. Sono state accolte le richieste di Malika El Abdi, mamma di Samira (con l’avvocato Nicodemo Gentile); di Azziz El Attar, fratello della donna scomparsa (avvocato Antonio Cozza); dell’associazione Penelope, realtà di volontariato impegnata nella ricerca di persone scomparse, che si è rivolta all’avvocato Stefano Tigani. Respinte, invece, le richieste di costituzione dello zio Majid El Attar e dell’associazione Gens Nova, ente che tutela le vittime di reati in precarie condizioni economiche.
lunga lista di testimoni
Pur nella “velocità” del rito immediato, questo sarà un processo che richiederà di ascoltare molti testimoni: 32 per l’accusa, 56 per la difesa (ma molti sono in comune). Nell’ammissione dei testi di ieri, la Corte – presieduta dal giudice Angelo Risi – ha respinto le consulenze della criminologa Anna Vagli per la difesa, e quelle della criminologa Roberta Bruzzone (volto noto della televisione), della genetista Morena Baldi e dell’informatico Luigi Nicotera per la parte civile. Sarà invece valutata l’ammissione del verbale di audizione protetta svolta dalla dottoressa Barbara Bononi nei confronti della figlioletta di Samira e Mohamed: un video di mezz’ora in cui la bimba racconta alcuni aneddoti circa il rapporto tra mamma e papà. Alla stenotipista Samuela Boscolo è stato invece affidato il compito di trascrivere, entro 45 giorni, alcune intercettazioni telefoniche e ambientali raccolte nel corso delle indagini.
le accuse della titolare
Nonostante la richiesta di rinvio della difesa – che ipotizzava un’udienza “filtro” (pur assente nel rito immediato) per ieri – l’udienza ha accolto la prima testimonianza, quella di Vilma Benetazzo. La donna, 81 anni, è la datrice di lavoro di Mohamed (lui era addetto al confezionamento delle angurie per i supermercati) ma anche la proprietaria dell’abitazione in cui Samira e il marito erano in comodato d’uso gratuito. «Samira non ha mai abbandonato la figlia e anche quando faceva i turni di notte, come badante, portava la bimba con sé piuttosto che lasciarla al marito» è una delle accuse mosse «L’avevo assunta per fare la domestica da me, ma Mohamed non ha accettato perché in magazzino lavoravano dieci marocchini e lui era geloso». La Benetazzo ha confermato le confidenze di Samira – «diceva che Mohamed la seguiva e la picchiava, e aveva dirottato le chiamate della moglie nel proprio cellulare» – alcune anche molto intime – «Samira non aveva rapporti sessuali col marito perché odiava la sua scarsa igiene» – concentrandosi poi nei giorni della scomparsa. «Il 21 ottobre è venuto da me con la figlia e mi fa: “Samira è scappata con tutti i soldi”. Più che preoccupato per la scomparsa, mi pareva preoccupato nel chiedermi di dire alle forze dell’ordine che lui, quel giorno, era a lavoro da me. E invece a lavoro non ci è mai venuto». Incalzata dalla difesa, la Benetazzo ha poi modificato la testimonianza, sostenendo che quella richiesta era arrivata il 24 ottobre, tre giorni dopo la scomparsa di Samira. In ogni caso, una testimonianza pesante che accusa Barbri di aver chiesto all’anziana di sostenere un falso alibi. «Mohamed ha pianto di fronte a quelle falsità. In ogni caso, questa che è considerata una testimone chiave non ha fornito alcun elemento utile ad accusare Mohamed di omicidio». Già, perché non si giudica, in questa sede, la gelosia di un uomo o la qualità di una vita di coppia: si cercano prove certe per confermare o meno l’uccisione di una donna. —
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