Detenuti declassificati «Non c’è stato alcun reato»

Casa di reclusione Due Palazzi, il carcere per i detenuti condannati in via definitiva: quattro inchieste aperte e un’indagine finita in archivio. Si tratta dell’indagine di cui è stato protagonista Salvatore Pirruccio, all’epoca dei fatti direttore del Due Palazzi da 13 anni, poi rimosso nell’ottobre 2015 dall’incarico. L’accusa contestata era di falso ideologico in seguito alla declassificazione di 6 reclusi dal regime di Alta sicurezza (riservato ai condannati inseriti nella criminalità organizzata per reati di tipo associativo come mafia e traffico di droga a livello internazionale) a quello proprio dei detenuti comuni.
La richiesta del pm
A sollecitare l’archiviazione (accolta dall’ufficio gip) il pm Sergio Dini che ha concluso come «con tale atto (di declassificazione) Pirruccio comunicava esservi stata una positiva valutazione circa il comportamento dei detenuti.... tale atto, per ciò che concerne l’aspetto contenutistico, è di carattere discrezionale, non risulta avere carattere di attestazione o certificazione dei fatti». La conseguenza? «Gli aspetti valutativi (con riferimento alla declassificazione decisa dall’allora direttore) essendo per loro natura discrezionali..., non possono essere ricompresi nella fattispecie dell’articolo 479 (l’articolo del codice penale che disciplina il reato di falso ideologico)». Da qui l’archiviazione in quanto con quella declassificazione Pirruccio non ha certificato un “fatto” (come richiesto dal reato di falso) ma ha solo espresso delle valutazioni. Scrive ancora il pm: «Residuerebbe la circostanza di avere il Pirruccio “comunicato” al Dap (Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria) che tale positiva valutazione era “già stata inserita in Afis” (si tratta della banca dati delle forze dell’ordine), circostanza quest’ultima non perfettamente corrispondente alla realtà posto che sotto la data del 9 aprile 2015 ancora non vi era stata formale adozione di provvedimenti in tal senso... Pirruccio ha dichiarato che al di là dell’aspetto formale (non ancora perfezionato) si era però già formata un’inequivocabile volontà in tal senso dell’organo collegiale (il Got o Gruppo osservazione e trattamento) deputato a tale tipo di valutazione, volontà espressa in colloqui e incontri anche informali e non verbalizzati, tra i componenti del predetto organo».
L’ispezione
Tutto nasce dall’ispezione da parte del Dap nel Due Palazzi tra giugno e luglio 2015 quando «venivano riscontrate anomalie e irregolarità nella conduzione della casa di reclusione» scrive sempre il pm Dini «in particolare per quanto concerneva la declassificazione di alcuni detenuti in Alta Sicurezza». Quest’ultima sezione viene eliminata perché nell’estate 2014 esplode lo scandalo “carcere colabrodo”, un’inchiesta che svela un sistema di crimini, abusi e complicità tra alcuni agenti di polizia penitenziaria e un gruppo di detenuti, capaci di trasformare un reparto del carcere in un supermarket fuorilegge dove tutto aveva un prezzo. Al termine dell’ispezione viene trasmesso anche in procura il rapporto firmato dalla dottoressa Gianfederica Dito (Capo del Dipartimento Ufficio per l’attività ispettiva e di controllo del Dap). Nel rapporto si rileva che «la commissione ha confermato quanto è emerso nella visita ispettiva del 2014... che il controllo di una parte dell’istituto e dei detenuti che vi lavorano è affidato interamente a due centri di potere ai quali la direzione (all’epoca affidata a Pirruccio) sembrerebbe aver ceduto la gestione e il controllo». In seguito all’ispezione (di carattere amministrativo) nell’ottobre 2015 scatterà il trasferimento ad altro incarico del direttore, difeso dalle cooperative attive in carcere e dai volontari di Ristretti Orizzonti. Sul piano penale, invece, l’indagine avviata sul fatto specifico della declassificazione dei 6 detenuti in Alta sicurezza posta in essere da Pirruccio si è chiusa con quell’archiviazione, non rilevando alcun falso ideologico. —
Riproduzione riservata © Il Mattino di Padova