Di crepacuore si può morire Ma la colpa è dei geni

PADOVA. Un dolore lancinante al petto. Un colpo al cuore che giunge dopo un grave lutto, ma anche a seguito di una lite violenta, una discussione accanita. Un dolore tutto femminile, che la saggezza...
Di Fabiana Pesci

PADOVA. Un dolore lancinante al petto. Un colpo al cuore che giunge dopo un grave lutto, ma anche a seguito di una lite violenta, una discussione accanita. Un dolore tutto femminile, che la saggezza popolare ha sempre chiamato “crepacuore”, simile a quello che si prova nella fase acuta di un infarto. Negli anni Novanta i giapponesi sono stati i primi a “fotografare” con un ecocardiogramma gli effetti di quella che in realtà è una vera e propria sindrome. Ora un pool di ricerca padovano, guidato da Giuseppe Tarantini, ha scoperto che alla base della sindrome di tako-tsubo con ogni probabilità c’è un’anomalia genetica, il cosiddetto ponte miocardico.

I giapponesi non brillano di certo per sensibilità, ma con un’immagine popolare hanno chiarito che cosa può accadere al cuore infranto delle donne: “tako” significa polipo, “tsubo” invece ampolla. Il nome si riferisce all’immagine che il cuore assume nella fase acuta di questa sindrome e, cioè, quella dell’anfora con la quale i pescatori del Sol Levante “con l’inganno” catturano i polipi. Per un’alterazione transitoria del ventricolo sinistro si verifica una sorta di “stordimento”, di paralisi delle porzioni medie e apicali del cuore: il ventricolo si gonfia fino ad assumere la forma di un’ampolla e il sangue fatica a circolare. Si manifesta come un infarto: dolore toracico fortissimo, difficoltà a respirare, l’elettrocardiogramma rileva forti alterazioni.

Nel 90% dei casi la sindrome colpisce donne tra i 60 e i 75 anni, nel momento della loro vita in cui sono più fragili, la menopausa. La sindrome si innesca in questi soggetti a rischio, donne particolarmente ipertese, in genere dopo forti emozioni negative.

Il dottor Giuseppe Tarantini, professore aggregato dell’Università di Padova, ed il dottor Federico Migliore, della Clinica Cardiologica dell’Azienda ospedaliera padovana, hanno scoperto che nell’80% dei casi le donne affette da tako-tsubo presentano un’alterazione a livello coronarico nota come ponte miocardico. Si tratta di un’anomalia congenita delle arterie che ribalta le credenze popolari: la scoperta scagiona i figli scapestrati che tanti dolori provocano alle madri. Piuttosto sono i genitori di quelle mamme affrante a trasmettere loro la malformazione cardiaca che provoca il crepacuore.

Una banda di tessuto muscolare cardiaco finisce sopra a un’arteria coronarica ed ecco che si impenna il rischio di soffrire di sindrome di tako-tsubo.

«L’aver individuato il presupposto anatomico di questa sindrome, un problema congenito coronarico identificabile con la coronarografia o con la Tac coronarica, apre molti fronti nella comprensione di questo tipo di malattia», spiega Tarantini. «E offre poi risvolti terapeutici semplici per ridurre a zero le recidive, basati su una riduzione della frequenza cardiaca e sulla diminuzione degli effetti cardiaci associati agli stress emotivi».

Morire di crepacuore, dunque, non è più solo un modo di dire; accade, e accade per una ragione molto precisa dal punto di vista scientifico. Certo, se capita in Italia è crepacuore, se capita in Giappone è sindrome del polipo nell’ampolla: ma l’esito, purtroppo, non cambia.

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