Di padre in figlio, un filo rosso che lega, rovescia, emoziona

“Come un tuono” è il terzo lungometraggio di Derek Cianfrance, quarantenne messosi in mostra al Sundance di Redford, apprezzato anche in Italia per il suo secondo film, “Blue Valentine” (2010). Ora,...
Di Michele Gottardi

“Come un tuono” è il terzo lungometraggio di Derek Cianfrance, quarantenne messosi in mostra al Sundance di Redford, apprezzato anche in Italia per il suo secondo film, “Blue Valentine” (2010). Ora, tornando ad affidarsi a Ryan Gosling, bello e dannato, e a Bradley Cooper (“Il lato positivo”), Cianfrance racconta una storia di paternità negate, ma anche di legalità, che si scandisce secondo tre momenti, quasi tre film in uno, il cui fil rouge è il legame padri-figli, che si perpetua al di là della vita biologica. Ma anche il raffronto a distanza tra due uomini, così distanti, ma poi non troppo diversi.

Da un lato c’è Luke-Gosling, pilota da circo, dropout con la vocazione alla sconfitta, che però trova la giusta tenerezza per quel bambino che scopre suo, condensando nella voglia di “famiglia” una carenza che si porta appresso da bambino, cresciuto senza aver mai conosciuto il padre. Avery-Cooper è il classico bravo ragazzo di buona famiglia, che cerca di emanciparsi dal padre giudice autorevole, puntando in alto, ma da solo. Appena entrato nella Polizia di New York commette un errore - spara per primo a un rapinatore - che gli resta sulla coscienza per anni, causandogli un profondo senso di vergogna e inadeguatezza. E se il magnetico e tatuato Gosling nella seconda parte scompare fisicamente, il suo spirito aleggia per tutto il film, sino a che la vicenda si riflette sui due figli, coetanei, dei due protagonisti. In cui ovviamente il rapporto con la legalità si inverte.

Cianfrance dirige con mano sicura, che va al di là anche di qualche pesantezza di sceneggiatura, qui e là affastellata da troppe informazioni: viceversa quando la regia indugia sui particolari (dai tatuaggi ai bambini, dagli sguardi ai primi piani molto teatrali) lo fa con una leggerezza e una sensibilità che esemplificano il dramma esistenziale dei protagonisti. Ma anche la descrizione dei luoghi riflette questa sottile tensione drammatica: la vicenda è ambientata a Schenectady, stato di NY, che nella lingua mohawk significa “il posto al di là del bosco di pini”(“The Place beyond the pines”, titolo originale), il luogo dove si consuma la sequenza finale e al di là del quale i protagonisti prenderanno definitivamente coscienza del proprio ruolo. Tra romanzo psicologico e thriller, tra noir e action-movie (belle le sequenze di corsa in moto) “Come un tuono” è un film che si apprezza per le sue imperfezioni. Come i suoi protagonisti non è né bene, né male: va la di là, oltre il limite della sofferenza.

Durata: 140’ – Voto: *** ½

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