Dimesso dall’ospedale, muore 4 ore dopo

«Lei ha un mal di schiena»: rincasa dal Pronto soccorso e poco dopo entra in coma. I familiari allertano il 118: nulla da fare
S. Pietro Viminario (PD), 12 agosto 2018. morte Michele Giaccarello, dimesso con diagnosi di lombosciatalgia. nella foto: la vittima.
S. Pietro Viminario (PD), 12 agosto 2018. morte Michele Giaccarello, dimesso con diagnosi di lombosciatalgia. nella foto: la vittima.





Entra in ospedale alle 8, viene dimesso alle 14 e muore a casa dopo 4 ore e mezza. Per i medici che l’avevano appena curato, Michele Giaccarello - autotrasportatore di 39 anni di San Pietro Viminario - poteva essere dimesso, visto che quei sintomi, per quanto intensi, erano legati a una lombosciatalgia irritativa. Per i familiari, invece, è stata proprio la diagnosi errata a condannare il trentanovenne, stroncato molto probabilmente da un infarto. Giaccarello è morto nella sua abitazione di Vanzo, in via Europa. Prima che potessero arrivare i soccorsi. Prima di poter ritornare nell’ospedale da cui era stato dimesso solo da poche ore.



«Sabato mattina abbiamo trasportato Michele in Pronto soccorso a Schiavonia: non sentiva più la gamba sinistra e aveva una fortissima sudorazione», spiegano i familiari del camionista, dando voce alla fidanzata Alessia Martini che ora è in stato di shock. «Il referto parla chiaro: siamo arrivati alle 7.59 e a Michele è stato attribuito un “codice verde”». Il trentanovenne è stato visitato alle 8.11 - qui ha riferito al medico di avere avuto un’ernia discale - quindi alle 8.25 è stato sottoposto a Tac lombo-sacrale e alle 9.30 a visita ortopedica. Al paziente sono stati quindi somministrati vari medicinali, partendo da Toradol alle 8.25 per finire poi con Bentelan alle 13.13. Il foglio di dimissione è invece delle 13.19: la diagnosi in uscita è «lombosciatalgia irritativa in ernia discale».

Affidamento al medico curante (o in alternativa ricovero in osservazione breve intensiva, dice il foglio), dimissioni a domicilio con terapia a base di Bentelan per 6 giorni e una rivalutazione ambulatoriale dopo 10 giorni, salvo eventuali deficit che avrebbero richiesto la visita urgente in Pronto soccorso.

«Siamo tornati a casa» continua la fidanzata «e Michele, debilitato, si è messo a letto. Continuava a sudare, la sensibilità alla gamba ancora non c’era e poi ha cominciato a perdere conoscenza, addormentandosi in pochi secondi. Abbiamo chiamato il 118, è arrivato l’elisoccorso, poi anche l’ambulanza». I tentativi di rianimarlo sono stati vani: 39enne è morto prima dell’arrivo dei sanitari. Erano le 18.30.



«Come è possibile che un ospedale e dei medici non abbiano riconosciuto i sintomi di quello che poi si sarebbe rivelato un malore letale?» si chiedono familiari e amici. «Michele non aveva particolari patologie, ma soffriva di pressione alta e, peraltro, 6 mesi fa suo padre era morto d’infarto. Possibile che non si potessero svolgere altri accertamenti?»

L’intenzione ora è di rivolgersi a un legale e denunciare tutto ai carabinieri. Michele Giacarello lascia, in particolare, la nonna Agnese. Lavorava da sempre come autotrasportatore ed era un alpino, sempre partecipe alle adunate con il suo gruppo. —

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