Dirigente licenziato, Fidia deve risarcirlo

Il giudice del lavoro riconosce le ragioni di Gollin. Resta aperto il processo penale a suo carico per truffa
FIDIA ABANO BELLUCO
FIDIA ABANO BELLUCO

Fidia non doveva licenziare Giancarlo Gollin, l’ex dirigente accusato di aver taroccato per anni la sua busta paga. Ieri è arrivata la sentenza del giudice del lavoro Mauro Dallacasa, che ha dichiarato «illegittimo» l’allontanamento dell’ormai ex dirigente da parte dell’azienda farmaceutica di Abano, per cui ha lavorato dal 1999 fino al 2014.

Per il 63enne Gollin questa è la prima buona notizia che arriva dal tribunale dopo due anni che per ora lo riabilita solo economicamente, considerato che dal 2014 ormai non lavora più e che nel frattempo si è anche gravemente ammalato. La sentenza depositata giovedì condanna la Fidia Farmaceutici a risarcire il suo ex dipendente pagando 20 mensilità arretrate, e riconoscendo anche l’indennità supplementare e il saldo delle spese legali (circa 10mila euro).

In tutto Gollin, rappresentato dall’avvocato Francesca Varotto Zannini, dovrà essere rimborsato con più di 200mila euro. L’ex capo delle risorse umane di Fidia è attualmente sottoposto a un processo penale al Tribunale di Padova, accusato dai vertici dell’azienda farmaceutica di aver modificato, ritoccandoli al rialzo, gli stipendi che lo riguardavano per almeno quattro anni.

Secondo il pm Benedetto Roberti, Gollin inseriva in busta paga voci che non gli spettavano e, attraverso questo sistema, avrebbero incassato una somma totale di 107.289, 46 euro tra il gennaio 2010 e il luglio 2014.

Tutto questo, almeno, secondo le risultanze dell’inchiesta che lo ha spedito a processo per truffa continuata, falso materiale e falso in atti informatici. Per il caso penale ci vorrà ancora tempo, anche se i legali di Gollin sono ottimisti, ma nel frattempo la causa civile è terminata.

Almeno il primo tempo, perché la Fidia potrebbe anche decidere di giocarne un secondo e appellarsi, anziché pagare i 220mila euro circa che devono ora a Gollin.

Nonostante il caso delle buste paga “taroccatte”, il licenziamento del dirigente nel 2014 non è legato a quella vicenda, bensì a una storia di mozziconi di sigarette. Stando a quello che scrive Dellacasa sulla sentenza, il congedo di Gollin è stato «pretestuoso e ingiustificato» e per motivarlo cita l’episodio per cui all’epoca era stato allontanato, ovvero l’omissione di segnalazione ai propri superiori della presenza di dipendenti e ospiti esterni che fumavano nell’edificio. In realtà, aldilà della inconsistenza della motivazione rilevata dal giudice, Gollin nel 2014 non era neanche il responsabile degli uffici in cui avvennero gli episodi citati nella sentenza, e per questo l’avvocato Varotto Zannini durante l’udienza ha parlato di mobbing.

Luca Preziusi

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