Ditta tradita dalla Pec, in 11 perdono il lavoro

PADOVA. Azienda distrutta da un errore giudiziario. Il proprietario dell’immobile dove ha sede l’azienda non riceve l’affitto da diversi mesi e presenta istanza di fallimento per i suoi inquilini. Alla Finalmente a Casa Spa di Padova, che si occupa di progettazione di arredi, arriva una mail a mezzo posta certificata dal tribunale che i titolari non riescono ad aprire - e che successivamente si dimostrerà vuota, senza testo e allegati - nella quale si dovevano informare i proprietari che la ditta era stata dichiarata fallita. Effettivamente nel portale dei fallimenti del tribunale il 26 maggio scorso, viene pubblicato l’estratto di sentenza di fallimento della “Finalmente a casa 360° floors and furniture di Gianni Furlan Spa” con sede legale in Padova, viale dell’Industria 60, con oggetto la compravendita di materiale edile. Il successivo 24 ottobre si fissa l’esame dello stato passivo davanti al giudice Caterina Zambotto. Ma i titolari non aprono la Pec, che comunque risulterà vuota e non vedono il sito. Restano all’oscuro di tutto.
Beati i tempi in cui si mandavano le raccomandate. Alla prima udienza nessuno dell’azienda, ovviamente, si presenta. «Per una sentenza emessa con leggerezza e senza le opportune verifiche» racconta Stefania Boscaro, moglie del titolare «la nostra azienda viene a trovarsi, senza esserne a conoscenza, nel portale dei fallimenti. Nessun messo del tribunale, nessuna informativa se non una Pec inapribile, era possibile solo con firma digitale, e comunque vuota per un errore della cancelleria, che doveva informarci che il proprietario dell’immobile su cui svolgevamo la nostra attività da sette anni (che in questo periodo ha incassato 1.200.000 euro di canoni di locazione) e con il quale eravamo in trattativa per una riduzione dell’affitto, per spaventarci ha richiesto nei nostri confronti invece che uno sfratto, un’istanza di fallimento. È stata dichiarata fallita una ditta nel pieno della sua attività, con 11 dipendenti, lavori in corso e commesse per milioni di euro. Presentiamo ricorso in Corte d’Appello a Venezia, che viene discusso e accolto in 60 giorni… quindi l'azienda torna “in bonis” come non fosse mai fallita ma la famiglia di imprenditori è rovinata economicamente, reputazione e vita di lavoro annientati, 11 dipendenti sono ancora senza lavoro, persi i lavori in corso e le commesse, nonostante avessimo chiesto “l’esercizio provvisorio dell’attività” (negato dal giudice) in attesa della sentenza di ricorso, per garantire l’occupazione ai nostri collaboratori e limitare i danni. Ora stiamo facendo la conta dei danni subiti che nessuno ci risarcirà, come nessuno risarcirà i nostri dipendenti per essere ingiustamente disoccupati, né tutti coloro che lavoravano con e per la nostra azienda». Ora si prova a ripartire, ma non è affatto facile, lo showroom occupava una superficie di 1.300 mq.
Riproduzione riservata © Il Mattino di Padova