Don Marino, c’è la pista di una donna. Avrebbe denunciato le sue avances

L’indiscrezione dalla Curia di Padova: il prete infatuato si sarebbe più volte fatto avanti, ma lei lo avrebbe sempre respinto
Don Marino con la playmate Francesca Lukasik
Don Marino con la playmate Francesca Lukasik

ALBIGNASEGO. Cherchez la femme. Sì, perché c’è una donna all’origine dei guai di don Marino Ruggero, il 54enne sanguigno prete rimosso dalla parrocchia di San Lorenzo in Roncon. Un amore non corrisposto, avances non gradite, evidentemente, alla donna di cui il sacerdote si sarebbe invaghito.

Quasi uno sgarbo per un prete dall’aspetto avvenente che non ha disdegnato di posare con la fotomodella e playmate padovana Francesca Lukasik né di partecipare a un paio di provini negli studi di Mediaset per entrare nel cast del Grande Fratello.

Si è trattato di una rimozione “concordata” (come lo stesso don Marino ha ammesso nel post d’addio su Fb) ma il provvedimento è stato adottato a malincuore dal vescovo di Padova, monsignor Claudio Cipolla. Che contesta al “ruggente” don Marino «comportamenti non consoni allo stato clericale, inerenti agli impegni derivanti dall’obbligo del celibato per i preti». Tutto ciò «alla luce di precise accuse avvalorate da prove».

Almeno un anno fa una donna, diventata oggetto delle attenzioni don Marino, si sarebbe infatti rivolta ripetutamente alla Curia padovana chiedendo l’intervento dei superiori del prete per farlo desistere dai suoi propositi.

Il vescovo Cipolla avrebbe esercitato la sua moral suasion per spingere don Marino alle dimissioni, secondo quanto trapela dalla Curia. Sei mesi sono trascorsi senza alcun risultato. Da giugno, allora, il vescovo avrebbe alzato il timbro della voce e alla fine dello scorso dicembre si è giunti all’accordo tra il prelato e il sacerdote per l’uscita di scena.

Ma don Marino, impetuoso e schietto qual è, ha lanciato un ambiguo saluto ai suoi quasi quattromila parrocchiani. Di fatto anticipando il vicario vescovile don Giuliano Zatti che l’11 gennaio avrebbe dovuto dare contezza della sua rimozione alla comunità dei fedeli.

Comunità che, all’unisono, si è mobilitata contro la Curia manifestando solidarietà con l’amatissimo parroco che in due anni di pastorale era riuscito a riempire la chiesa, avvicinare i giovani alla parrocchia e organizzare sagre con sostanziosi ritorni economici. I sostenitori di don Marino hanno allora minacciato una fiaccolata sotto le finestre della Curia mentre hanno fatto pervenire al vescovo 1.800 firme raccolte in un weekend in calce ad una petizione di solidarietà al don.

L’inatteso e “fastidioso” clamore mediatico ha portato i protagonisti a ingaggiare una sfida senza precedenti. Con il vescovo costretto a divulgare un comunicato per contestare a don Marino i «comportamenti non consoni allo stato clericale» annunciando l’apertura di un processo canonico. Scatenando così la reazione di don Marino che si è difeso spostando il tiro, accusando la «vecchia guardia” di «poca chiarezza» sui conti della parrocchia, rivelando di aver anche sporto una denuncia ai carabinieri per la sparizione dei libri contabili dalla canonica. Don Marino ha alzato toni e contenuti della sfida.

«Mi accusano perché sono diventato scomodo» ha contrattaccato l’ormai ex parroco di San Lorenzo calando il carico: «Ci sono casi gravissimi nella diocesi di Padova di cui dovrebbe occuparsi il Tribunale ecclesiastico e non l’ha mai fatto: casi di preti pedofili, di preti che hanno donne e figli, sempre taciuti». Un colpo basso per il vescovo Cipolla costretto a diffondere l’ennesimo comunicato per chiamare donMarino «alle responsabilità che si è assunto con le sue dichiarazioni e all’opportunità di rivolgersi alla procura della Repubblica se è in possesso di prove». Poche ore dopo il sacerdote è stato sentito dai carabinieri sulla presunta presenza di preti pedofili nella diocesi padovana. Ma davanti ai militari il prete non ha fatto né nomi né riferito episodi.

Perciò nei prossimi giorni sarà interrogato in Procura dal pm Roberto Piccione. Anche se don Marino potrebbe invocare il segreto confessionale. E in attesa del processo canonico, sulla vicenda si stende l’ombra di una dama bianca. —


 

Riproduzione riservata © Il Mattino di Padova