Don Marino interrogato un’ora dal pm

Ha raccontato la sua verità sui preti pedofili: il magistrato gli ha chiesto nomi e cognomi e prove di quanto detto
DORO - FOTOPIRAN - ALBIGNASEGO - REC FOTO DON MARINO RUGGERO
DORO - FOTOPIRAN - ALBIGNASEGO - REC FOTO DON MARINO RUGGERO

ALBIGNASEGO. Un’ora di faccia a faccia con il pubblico ministero Roberto Piccione che l’ha interrogato come persona informata sui fatti in merito alle accuse che aveva lanciato in merito a “preti pedofili padovani”. Don Marino Ruggero, il 54enne sanguigno prete rimosso dalla parrocchia di San Lorenzo in Roncon ha raccontato le sue verità incalzato dal magistrato e dagli inquirenti.

«NON POSSO PARLARE»

Raggiunto al telefono il parroco si è trincerato dietro ad un blindato «Non posso e non devo dire assolutamente nulla». Il magistrato l’ha sentito e gli ha chiesto conto delle sua dichiarazioni. Un’accusa, quella del prete trasferito dalla parrocchia di Albignasego - sottoposto a processo canonico per “comportamenti non consoni allo stato clericale, inerenti agli impegni derivanti dall’obbligo del celibato per i preti - lasciata a metà. Don Marino dice che ci sono preti pedofili ma non aveva fatto i nomi davanti ai carabinieri che lo hanno interrogato dopo le prime dichiarazioni rilasciate ai giornali. Un’ombra pesante sulla Diocesi e i suoi ministri, è stato lo stesso vescovo Claudio Cipolla a invitarlo a parlare, a fare i nomi, evitando generiche dichiarazioni lesive della reputazione della Chiesa.

INCHIESTA CONOSCITIVA

La Procura ha aperto un’inchiesta conoscitiva. Per ora il fascicolo è scarso, ma potrebbe diventare voluminoso in un batter d’occhio. «Ci sono casi gravissimi nella diocesi di Padova di cui dovrebbe occuparsi il Tribunale ecclesiastico e non l’ha mai fatto. Casi di preti pedofili... sempre taciuti. Se denuncio fatti così gravi significa che ho le prove e le renderò presto note», aveva detto il sacerdote-ribelle subito invitato dal vescovo Claudio Cipolla a parlare. E a dare conto a lui «delle accuse mosse affinché possa vagliarne l’attendibilità e valutare le successive azioni di sua competenza» si legge in un comunicato che richiamava don Marino «alle responsabilità che si è assunto con le sue dichiarazioni e all’opportunità di rivolgersi alla Procura se effettivamente è in possesso di prove».

PEDOFILI, NE PARLO' GIA' 

Già nel luglio del 2018 don Marino aveva parlato di presunti preti pedofili dando degli ipocriti ai giornalisti di Famiglia Cristiana che avevano titolato “Vade retro Salvini”. «Abbiate il coraggio una buona volta di fare una copertina di Famiglia Cristiana col bel titolo “Vade retro preti pedofili; Vade retro preti benestanti che rubate le offerte della gente; Vade retro cardinali e vescovi che predicate a noi la morale dell’accoglienza e voi per primi nei vostri lussuosi mega appartamenti e attici non ospitate nessuno; Vade retro preti del giudizio; Vade retro ipocrita Famiglia Cristiana”», scriveva all’epoca il sacerdote che già nel 2018 dimostrava una certa acrimonia per alcuni suoi colleghi. Ma l’altro (tardo) pomeriggio in Procura gli sono stati chiesti nomi, cognomi e prove. Non semplici sparate. Non è escluso che il parroco possa essere riconvocato in Procura, nel frattempo le indagini proseguono spedite. —


 

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