Droga dello stupro, la spacciava un papà

PADOVA. Si mescola ai drink, l’unità di misura generalmente è il tappo della bottiglietta di plastica. È incolore e insapore, annienta i freni inibitori, provoca totale amnesia. C’è chi la chiama “droga dello stupro”. I poliziotti della Squadra mobile di Padova sono riusciti a dimostrare l’asse che legava Padova a Milano e Verona per lo spaccio di questa pericolosa sostanza tanto in voga nelle discoteche. Dopo due anni di indagini, dopo un sequestro record, gli investigatori della Questura di Padova hanno arrestato altre quattro persone. O meglio: hanno arrestato l’uomo che ha dato vita ad un filone parallelo. Seguendo Giovanni Genovese, 53 anni, residente a Salzano ma di fatto domiciliato a Spinea in via Marconi 63, hanno scoperto che la droga liquida se la comprava a Milano grazie ad una serie di contatti con il mondo dei locali notturni ma hashish e cocaina continuava a cercarli nelle piazze di Padova. Pedinando e intercettando lui gli uomini del vicequestore aggiunto Marco Calì sono risaliti ad altri tre spacciatori nordafricani ma soprattutto hanno scoperto un sistema di riciclaggio del denaro che ora apre un campo sterminato.
Studentessa in coma
Parte da Padova l’operazione più grossa conclusa dalla polizia sul fronte dello spaccio di Gbl. L’hanno condotta lo scorso anno gli uomini di Calì sviluppando gli accertamenti dopo il ricovero di una studentessa vicentina. La ragazza si è sentita male durante una festa e gli amici hanno deciso di portarla al pronto soccorso. Non rispondeva agli stimoli, non riusciva a svegliarsi, era quasi catatonica. I medici l’hanno sottoposta ad una serie di analisi, trovando nel suo sangue tracce di una droga micidiale: la Gbl. Gli agenti hanno controllato i nominativi di decine di persone, tutta gente dell’ambiente delle discoteche. Alla fine sono arrivati a Luca Sant’Angelo, 22 anni, di Cusano Milanino (Milano), studente universitario e ballerino nei locali di tendenza. L’hanno atteso all’aeroporto Orio al Serio di Bergamo al rientro da un viaggio in Olanda e l’hanno trovato in possesso di 15 litri di droga, 30 mila dosi, 350 mila euro di valore commerciale. Ma il vero organizzatore dell’intero traffico era Juan Josè Arnela Guadix, dj e pusher di molti transessuali che risiedono in Veneto.
Nuovi arresti
Sulla base dell’attività sviluppata dopo i primi arresti si è aperto questo secondo filone d’inchiesta. In tutte le intercettazioni precedenti, infatti, compariva il nome di Giovanni Genovese: veneziano, incensurato, marito e padre di due figli. Grazie al “giro” di Juan Josè Arnela Guadix riusciva a procurarsi la droga liquida a Milano per poi spacciarla a sua volta in altri locali da lui frequentati. Ma lo sballo non finiva qui. Nelle nottate folli di Genovese c’era anche spazio per hashish e cocaina, quest’ultima particolarmente utile per rimettersi in sesto dopo aver assunto la Gbl. Genovese le acquistava da Hamza Daducsi, detto “Mimmo”, 24 anni, tunisino, residente a Padova in via Montericco 10. Lui, a sua volta, si riforniva da Ahmed Regragui, 52 anni, marocchino domiciliato a Tencarola. Harj Karim, 35 anni, marocchino, era invece un semplice “cavallino” al soldo di Daducsi. Oltre alle numerose cessioni di droga gli investigatori della Mobile sono riusciti a scoprire che Hamza Daducsi consegnava buona parte dei soldi guadagnati con lo spaccio di droga al gestore di un bazar in via Trieste: il denaro veniva investito nell’acquisto di automobili all’Estero, da vendere poi in Tunisia e Marocco. Nell’ambito dell’inchiesta coordinata dal pm Benedetto Roberti, con i quattro provvedimenti firmati dal gip Domenica Gambardella, ci sono anche sei persone indagate per il reato di riciclaggio.
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