Droga, è allarme eroina, in cura anche quindicenni

PADOVA. I giovani padovani fanno uso di droghe pesanti già dalla prima superiore. È quanto emerge dagli ultimi dati del Dipartimento per le dipendenze dell’Usl 16.
Nel corso del 2015 sono finiti in cura al Sert 51 ragazzi di età compresa tra i 15 e i 24 anni per dipendenza da eroina e 27 per cocaina. «Negli ultimi anni si è abbassata notevolmente l’età in cui i giovanissimi fanno il primo incontro con la droga», dichiara il direttore del Sert, Andrea Vendramin, «tra l’altro la diffusione e il traffico delle sostanze stupefacenti è capillare. Eroina e cocaina sono facilmente acquistabili anche dai più giovani».
Accade che intorno ai 14 anni si prova prima la cannabis e poi si passa alle droghe più pesanti, eroina in primis: non più in vena, ma fumata. «L’uso di eroina negli anni non è mai scomparso», aggiunge Vendramin. «Oggi direi che eroina e cocaina si contendono il primato. Spesso i giovani cominciano con la cocaina e per spegnere gli effetti collaterali finiscono per fare uso anche di eroina. La dipendenza da eroina può essere contrastata grazie al metadone, ma allo stato attuale non esistono interventi farmacologici specifici per la dipendenza da cocaina. Tra i giovani sta tornando in voga il cosiddetto speedball, popolare negli anni ’80 e ’90, che prevede l’assunzione in contemporanea di cocaina e eroina allo scopo di fornire un intenso impeto di euforia, che dovrebbe combinare gli effetti di entrambi gli stupefacenti e far ridurre gli effetti dell’ansia».
La sede principale del Sert è all’Ospedale ai Colli e comprende anche la sezione distaccata all’Ospedale di Piove di Sacco. Il team è composto da 10 medici più il direttore, cinque psicologi, 10 educatori, tre assistenti sociali, 14 infermieri, cinque operatori socio sanitari, un amministrativo e un tecnico. Il Sert collabora con diversi servizi come ad esempio la Prefettura, le comunità terapeutiche e i reparti di Neuropsichiatria infantile, Gastroenterologia e Malattie infettive.
«Per ogni utente si stabilisce un piano di trattamento individualizzato», spiegano Annella Marisa Sciacchitano, medico tossicologo e Nicoletta Caroti, educatrice, «la presa in carico è multidisciplinare». Il lavoro è incessante: in media ciascun medico segue 350 pazienti (il dato comprende ogni tipo di dipendenza). Il 74% degli utenti è residente all’Usl 16, il 18% proviene da altre Usl e l’8% è extracomunitario senza fissa dimora. «La tossicodipendenza è una malattia cronica recidivante», specifica la dottoressa Caroti, «significa che la remissione è un successo, ma il paziente può ricaderci in un momento di difficoltà. Il sistema nervoso centrale è come un computer: anche quando non si pensa più alla droga, l’informazione rimane comunque registrata. Ecco perché non si deve provare. Per superare una dipendenza bisogna trovare la motivazione al cambiamento».
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