Due Carrare, le due protesi servivano e la vendita fu corretta

DUE CARRARE. La vendita di una soluzione acustica alla signora Renata da parte della Audium Italia (oggi AudioNova Italia) fu corretta e professionale. Il personale del Centro Acustico operò nella totale trasparenza e regolarità nei confronti della Cliente.
Il giudice di Pace ha confermato la regolarità dell'azienda, oggi incorporata in Audionova Italia, verso una cliente 87enne. Tutto accadde nel 2013 quando la signora in questione si era rivolta al Centro Acustico Audium per acquistare una soluzione acustica per il figlio Ruggero.
Lei stessa si era fatta visitare e sottoposta alla misurazione dell'udito, quindi aveva comperato due apparecchi acustici, firmando il contratto. Poi però non ha più saldato la cifra rimanente finché si è arrivati ad una richiesta formale. Il giudice di Pace ha stabilito che le protesi sono state regolarmente acquistate dalla signora solo all'esito di visite e test audiometrici eseguiti dal personale Audium Italia, che hanno riscontrato l'effettiva necessità di quell'apparecchio. Il personale del Centro Acustico ha operato sempre nella massima trasparenza, specificando che le protesi acustiche erano destinate alla signora.
La stessa - che ignorava di non sentire perfettamente - si era sottoposta ad una visita specialistica, da un otorinolaringoiatra del servizio sanitario nazionale, dalla quale era emerso un disturbo più accentuato a destra e per i toni acuti. Inoltre si era recata al centro acustico Audium Italia anche successivamente alla firma del contratto e alla consegna delle protesi, per sottoporsi agli interventi di regolazione degli apparecchi, previsti dal protocollo messo a punto da Audium Italia per assistere i propri clienti nel percorso di riabilitazione uditiva. Il giudice di Pace ha stabilito, con sentenza definitiva passata in giudicato, la validità del contratto di acquisto e l'utilità delle protesi stesse. La ricorrente sosteneva di non aver capito che le protesi fossero per lei ma solo per il figlio. Il giudice scrive nella sentenza che le recriminazioni della donna non trovano riscontro nei fatti: il contratto contestato fu sottoscritto il 4 ottobre 2013, mentre l'esame audiometrico fatto al figlio porta la data dell'11 novembre successivo. Un dettaglio che porta a separare le due situazioni. La ricorrente aveva poi chiesto una riduzione del prezzo pattuito per le protesi (che per la Audium sta usando dal lontano 2013) ma per il giudice questo non è applicabile visto che l'acquisto era avvenuto regolarmente.
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