Due padovani nella truffa all'istituto di credito
Prestiti facili alla loro società off-shore grazie a un complice in banca
SAN MARTINO DI LUPARI. Si presentavano in banca chiedendo un fido. Qualche decina di migliaia di euro che scontavano presentando fatture a 60, 90 o 120 giorni. Una operazione comune tra molti imprenditori. Solo che, stando a quanto ha scoperto il nucleo tributario della guardia di finanza di Vicenza, le fatture erano fasulle e dal fido non rientravano che in parte.
Dodici persone sono indagate per truffa: Romeo Battaglion, ex dipendente della Popolare di Vicenza, l'imprenditore vicentino Michele Antonio Tonel, Salvatore Longobardi, legale rappresentante del Bar Shangri. Là con sede legale a Creazzo (Vicenza); Emiliano Centomo della Pro 2 di Valdagno (Vi); Sabrina Gobbo della società G.A.V. di Villaverla (Vi); Elena Fiorindo, legale rappresentante della Ifiv srl di Montegalda (Vi), peraltro dichiarata fallita un mese e mezzo fa dal tribunale di Vicenza; Bruno Zito della ProJ di San Pietro in Cariano (Verona); Andrea Zanchin della Perro di Camposampiero (Padova); Paolo Miotti della P.M. di San Martino di Lupari; Stefano Tonel delle Grafiche Castello di Sanguinetto (Verona); Massimo Carcereri De Prati della Cpm di San Giovanni Lupatoto (Verona). Perquisite le sedi di due società intestate a Tonel, la Cam service srl di San Martino di Lupari e la Md srl di Montecchio Maggiore (Vi).
L'indagine della Finanza gialle era scattata in marzo, quando l'ufficio di controllo della banca Popolare di Vicenza aveva presentato una dettagliata denuncia. Molte cose non tornavano nell'attività di Romeo Battaglion, 40 anni, da molti consulente per le imprese della filiale di Marostica. I finanzieri hanno avviato accertamenti, sfociati in una quindicina di perquisizioni fra Vicenza, Verona e Padova.
In base a quanto hanno ricostruito, Battaglion si sarebbe accordato con Tonel, che nel Basso Vicentino opera nel noleggio dei distributori automatici di videocassette e dvd. I due, con la complicità di prestanome, avrebbero avuto un ruolo nella costituzione di società, fra cui alcune che operavano nella vendita di gadget e articoli per sexy shop.
Le imprese si presentavano in banca dal funzionario. Chiedevano soldi presentando fatture per operazioni che non esistevano. Di fatto, l'attività delle società era nulla. La Bpvi erogava - nei margini consentiti a Battaglion - i soldi richiesti, solo che alla scadenza il danaro non veniva restituito se non in parte, e poi girato su altre ditte nate allo scopo. Dal 2004 alla fine del 2006, il funzionario avrebbe concesso alle società legate a Tonel o agli altri complici 4 milioni di euro. Ne è rientrata solo la metà. Durante le perquisizioni, i finanzieri hanno sequestrato 70 mila euro dai conti correnti degli indagati, e macchinari e altra merce per ulteriori 80 mila.
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