«È andato al bar in piazza a festeggiare»

PADOVA.
«È andato a festeggiare al bar Nazionale, in piazza delle Erbe. Questo ha fatto durante il suo primo permesso. Sono sconcertato. Rideva, scherzava, brindava a destra e a sinistra, con una faccia che era tutt’altro che contrita».
Non riesce a trattenere la rabbia Fabio Fioroni, il fratello di Elena mentre racconta l’episodio. L’assassino di sua sorella nonché suo ex cognato, Gianluca Cappuzzo, ha ottenuto i primi permessi per uscire dal carcere. Cappuzzo era stato condannato a 26 anni di reclusione per aver ucciso nel febbraio del 2006 la moglie e madre dei sui due figli, Elena Fioroni appunto. L’ha prima anestetizzata con l’etere, poi l’ha avvelenata con un miscuglio di benzodiazepine e infine ne ha simulato il suicidio distendendola nella vasca da bagno della loro villetta a Voltabarozzo e tagliuzzandole i polsi. Ma quella messainscena non resse che pochi giorni alle indagini della Questura. Un fatto che sconvolse l’intera città. In carcere Cappuzzo ha seguito un programma di reinserimento collaborando con la rivista del Due Palazzi “Ristretti orizzonti” e intrapprendendo il corso di studi in Giurisprudenza. Anche per la buona condotta ha iniziato a godere dei benefici di legge. E ora, a distanza di dieci anni da quel giorno maledetto per la famiglia Fioroni, Gianluca Cappuzzo può cominciare a godere di qualche giornata di libertà. È già tornato a casa (a Ponte di Brenta), tre volte, dove vive l’anziana mamma. Ma la cosa non va proprio giù ai familiari di Elena.
Ora che ha saputo che chi ha ammazzato sua sorella ha ottenuto il permesso di uscire dal carcere, qual è il suo primo pensiero?
«Mia mamma, sicuramente lei. È da dieci anni che vive con un dolore che nessuno può capire, nemmeno io. Non so davvero cosa potrebbe succedere se lei se lo trovasse di fronte una mattina qualunque in piazza, magari mentre va a fare la spesa. Non voglio neanche pensarci».
È sua mamma che si occupa dei due figli di Elena e Gianluca?
«Sì, lei e l’altra nonna, la mamma di Cappuzzo. Tre giorni a settimana ce li ha lei e chissà cosa gli racconterà del padre, certamente che non è un farabutto. Lui comunque ha perso la patria potestà e in teoria i figli non li può vedere. Ora che ha questi permessi dovremo stare attenti che non li incontri, magari quando tornerà a casa».
Oltre al grande dolore per la perdita di una sorella per lei e di una figlia per sua madre, cosa la fa arrabbiare più di tutto?
«Sicuramente il fatto che possa uscire dal carcere dopo aver scontato neppure metà della pena mi innervosisce molto. Ma la cosa che mi ha sempre dato un grandissimo fastidio è che lui non ci ha mai chiesto scusa per quello che ha fatto.
Non si è mai detto pentito, e anzi durante il processo lui e il suo avvocato non hanno fatto altro che contrattaccare colpevolizzando la nostra famiglia e dando a Elena della poco di buono e mettendo in discussione la sua onorabilità. Come si fa a far uscire uno dal carcere una persona del genere? Uno che non ha neanche avuto il coraggio di chiedere scusa?».
Siete stati risarciti da Gianluca Cappuzzo?
«Assolutamente no. Abbiamo sostenuto noi tutte le spese processuali e non abbiamo visto neanche l’ombra di un risarcimento. Non che volessimo i suoi soldi, anzi i soldi di un assassino come lui non li voglio neanche prendere in mano. Li avrei dati tutti in beneficenza. Quello che dico è che se non altro sarebbe stato un segnale positivo. Un segnale, che come le scuse per quello che ha fatto, da lui non è mai arrivato». (r.c.)
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