È boom di padovani single Uno su quattro vive solo

Un padovano su quattro vive da solo: è quanto emerge dai dati (aggiornati al 31 dicembre scorso) del settore statistica del Comune. Per l’esattezza, equivalgono al 22,7% della popolazione complessiva (209.420) i residenti che hanno dovuto affrontare quest’ultimo anno di pandemia facendo conto solamente sulle proprie forze.
Dal 1997 al 2020, le famiglie padovane (vanno considerati nuclei familiari anche quelli composti da una sola persona) sono aumentate del 16,2% passando da 88.087 a 102.419 persone.
Tuttavia, ad aumentare sono state anche le famiglie unipersonali – ovvero i single – che, da 29.107 sono arrivate a 47.614 in ventiquattro anni, con un incremento pari al 63,5%. L’incidenza in percentuale delle famiglie con un solo membro rispetto alle famiglie in totale è aumentata del 13,4% passando dal 33% al 46,4%.
Per quanto riguarda le fasce d’età, il 63% del totale è composto da uomini e donne under 64; di questi, 13.453, ovvero poco meno della metà (28,2%), sono persone di età compresa tra i 25 e i 44 anni. Non solo: tra i single, la fascia d’età più numerosa tra gli under 64 è quella degli uomini compresi tra i 45 e i 54 anni (3.976), mentre tra gli over 80, la maggior parte sono donne, 6.389 in totale.
In questi ultimi tredici mesi tra lockdown, isolamenti, quarantene, restrizioni, mascherine e distanziamento sociale tutti, in un modo o nell’altro, hanno dovuto confrontarsi con la solitudine.
Tuttavia, sicuramente per chi ha dovuto misurarsi suo malgrado con questa condizione anche all’interno delle mura domestiche, magari con problemi di tipo pratico (pensiamo agli anziani o a persone con difficoltà motorie, ma anche problemi di tipo psicologico) è stato ancora più difficile. «Un’amministrazione comunale deve puntare sulla coesione sociale» dichiara l’assessore ai servizi demografici Francesca Benciolini «stiamo cercando di creare spazi d’incontro in modo che chi ha scelto di vivere da solo o chi si è ritrovato in questa situazione abbia comunque la possibilità di avere contatto con il contesto in cui si trova. Durante i mesi di lockdown i Servizi sociali hanno riscontrato che nei condomini in cui i vicini erano in buoni rapporti da prima dell’avvento del Covid, le persone hanno fatto fronte comune per aiutare i più fragili a superare le difficoltà quotidiane determinate dalla situazione. Quello che vogliamo cercare di trasmettere ai nostri cittadini è il significato di comunità, necessario in situazioni come quella che abbiamo recentemente vissuto con la pandemia in cui i bisogni di socializzazione e di presa in carico gli uni degli altri si sono moltiplicati. Il tema della “città dei 15 minuti”, dove le persone si muovono a piedi incontrando chi sta intorno a loro, al supermercato, nei parchi, nelle piazze e sugli argini, diventa un tema da rinforzare e da curare» conclude. —
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