È boom di trapianti di rene a Padova: follow up nei reparti dell’Usl

Il centro di eccellenza dell’Azienda ospedaliera di Padova coordina le Nefrologie sul territorio.  Il direttore Calò: «Con oltre 1.700 operati l’assistenza dev’essere decentrata»

PADOVA. Aumentano anno dopo anno i trapianti di rene effettuati nell’Azienda Ospedale-Università di Padova e, di conseguenza, aumentano i pazienti trapiantati che devono essere seguiti nel follow up, ovvero nell’assistenza periodica post trapianto.

E sono ormai 1.750 quelli che fanno riferimento alla Nefrologia padovana. Da qui la necessità di riorganizzare il follow up, coinvolgendo le Nefrologie degli ospedali dell’Usl. Un cambio di organizzazione che ha generato preoccupazione in alcuni pazienti, prontamente rassicurati dal direttore della Nefrologia di via Giustiniani, il professor Lorenzo Calò.

la preoccupazione

Nelle scorse settimane un gruppo di pazienti trapiantati ha scritto una lettera al direttore della Sanità della Regione Veneto Domenico Mantoan, al direttore generale dell’Azienda ospedaliera Luciano Flor, ai direttori di Medicina Roberto Vettor, di Nefrologia Lorenzo Calò e del Centro trapianti rene Paolo Rigotti: «In questo ultimo periodo assistiamo a fatti che ci preoccupano molto in quanto indicano un cambiamento rispetto al passato e pensiamo che sia dovuto alla carenza di personale. Numerosi pazienti con trapianto di rene» si legge nella lettera, «vengono inviati per il follow up all’Usl, ma alcune realtà ospedaliere, non avendo esperienza per questo tipo di malati, non sono in grado di offrire controlli completi e efficaci. I

referti spesso giungono dopo lunghi periodi e i prelievi del sangue a Padova sono stati trasferiti in via San Massimo dove, nonostante le nostre deboli difese immunitarie, veniamo esposti al contatto con numerosi utenti. Inoltre, mentre fino a tre mesi fa eravamo sempre seguiti dal medesimo nefrologo, ora la visita avviene con medici diversi che di volta in volta devono aggiornarsi sulle nostre condizioni. Crediamo che un Centro di eccellenza come quello di Padova» la richiesta dei pazienti, «debba avere gli specialisti e gli infermieri in numero adeguato e che quindi vadano programmate per tempo le assunzioni per far fronte a pensionamenti, trasferimenti, malattie e maternità che hanno decimato il personale».

nuova organizzazione

«Che il cambiamento spaventi è comprensibile» risponde il direttore della Nefrologia dell’Azienda universitaria Lorenzo Calò, «tuttavia i pazienti sono già stati informati sulla nuova organizzazione con la che la qualità del servizio non cambia. Solo l’anno scorso abbiamo fatto 160 trapianti di rene e Padova è il primo centro in Italia. I pazienti trapiantati che afferiscono alla Nefrologia sono circa 1750, un numero ormai impossibile da gestire per una struttura unica.

Per questo» sottolinea il professore, «abbiamo coinvolto l’Usl 6 Euganea, «condividendo il protocollo del follow up con le Nefrologie degli ospedali di Camposampiero, Schiavonia e Piove di Sacco. Anche oggi (ieri, ndr) ho avuto un incontro con i colleghi primari per definire ulteriormente l’organizzazione.

Da linee guida, poi, il trapiantato può essere demandato alle strutture Usl dopo sei mesi di follow up nel centro di eccellenza, noi lo inviamo dopo un anno, fermo restando che comunque due volte l’anno viene da noi. Inoltre il nostro centro è a disposizione h24 per le Nefrologie del territorio per qualsiasi necessità». Sulla carenza di specialisti Calò aggiunge: «Siamo in un contesto di normale avvicendamento, a breve sarà bandito anche un nuovo concorso». 


 

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