E LO SCHERMO SARÀ LEGGERO E PIEGHEVOLE

di STEFANO BARTOLI
Pieghevole, spesso solo un millimetro, grande ben 55 pollici e talmente leggero da poter essere attaccato e staccato dal muro in ogni momento per mezzo di un semplicissimo sistema magnetico. Beh, frenate l’entusiasmo perché è solo un prototipo, anche se perfettamente funzionante e praticamente già commerciabile: si tratta solo di aspettare che il prezzo, come accade sempre nel campo dell’elettronica di consumo, diventi a misura di un portafoglio medio. Insomma, eccolo qui probabilmente il futuro degli attuali schermi televisivi, un capolavoro di tecnologia realizzato dalla coreana Lg che sfrutta al massimo l’Oled, i diodi organici a emissione di luce che non hanno bisogno, come accade nel caso dei Led tradizionali, di una fonte luminosa esterna. Un vantaggio decisivo che si lega comunque ad altri non meno importanti: l’angolo di visione particolarmente ampio, la qualità del contrasto, la brillantezza dei colori e il risparmio energetico. I fattori negativi? Costi di produzione ancora alti e anche se gli strateghi di Lg pensano di chiudere il 2015 con 600mila apparecchi venduti che dovrebbero diventare il doppio nel corso del prossimo anno, serviranno almeno una decina di anni per vedere questi schermi un po’ in tutte le case.
Risoluzione al top. Ma la partita dei televisori del futuro non si gioca e non si giocherà tutta sulle dimensioni e sulla leggerezza degli schermi che somigliano sempre più a un gigantesco poster, un aspetto fondamentale e molto gradito soprattutto, dicono gli analisti, dal pubblico femminile. L’altro terreno di competizione è ovviamente quello della definizione che si spingerà fino al limite esatto dell’apprezzabilità umana: dopo l’alta definizione (Hd) e l’arrivo degli attuali apparecchi 4K, già venduti in almeno dieci milioni di esemplari, ma per i quali però mancano ancora contenuti apprezzabili, si punta infatti all’8K che, secondo studi scientifici, sarà la soglia massima che gli occhi dell’uomo sono in grado di percepire. Secondo gli analisti di DisplaySearch Korea, società specializzata nelle analisi di questo mercato, i televisori in grado di ricevere questo formato arriveranno nel 2018, data derivata da una realtà che vede il segmento televisivo soggetto a “rivoluzioni” periodiche più o meno ogni sei anni: così abbiamo visto il sorgere dell’alta definizione Hd intorno al 2000, la Full Hd nel 2005-2006 e le Ultra Hd Tv nel 2011-2012.
Svolta imminente. Ecco perché è probabile che l’anno dell’8K possa essere il 2018, anche perché la televisione nazionale giapponese Nhk inizierà a fare broadcasting a una risoluzione di 7.680 per 4.320 pixel, con audio multicanale abbinato. Dopodiché, visti i limiti dell’occhio umano di cui si parlava prima, la corsa a una definizione sempre migliore sarà destinata inevitabilmente a concludersi. Oltre si passerà a una visione stereoscopica evoluta, cioè senza l’uso dei classici occhiali.
Curvo e piatto? In questo gigantesco mercato come si inseriscono gli schermi curvi che attirano tanti curiosi nei negozi che hanno cominciato a esporli? L’impressione è che si tratti soprattutto di un bel gadget che magari fa la sua figura come arredamento, ma per il quale in pochi sembrano disposti a investire un’apprezzabile somma di denaro. Anzi, a sorpresa c’è chi come Turan Erdogan, capo della Vestel, colosso turco che copre oltre il venti per cento dei tv Lcd lavorando per vari marchi, parla di vero e proprio flop. «Ci sono voluti trent’anni a rendere piatti gli schermi – ha sostenuto con una certa dose di sarcasmo – e ora li vogliamo curvare di nuovo. E poi dove si mettono i televisori curvi, nell’angolo di una stanza come si faceva prima con quelli a tubo catodico?».
Il rebus della sopravvivenza. In questa situazione di convergenza, con la destinazione finale che viene definita “digital world” e appare come un unico mondo connesso che riunisce mobile e casa, elettrodomestici intelligenti, dispositivi per la sicurezza e servizi per la salute, che futuro potrà veramente avere il pur avveniristico, ma comunque “vecchio” televisore?
Sempre DisplaySearch, in un’affermazione dello stesso boss Paul Gray, riprende l’argomento: «Se hai 10 secondi a disposizione e magari sei in movimento, può esserti comodo consultare il display di uno smartwatch – dice quest’ultimo –. Se hai 20 minuti e vuoi rilassarti per guardare video musicali, lo schermo ideale è quello di un tablet, ma se hai almeno 40 minuti e vuoi vedere un film non c’è niente di meglio di un vero televisore».
Che, tra l’altro, andrebbe già sfruttato in un modo migliore di quello attuale. Basta pensare a quello che sta accadendo con gli smart tv, cioè quelli in grado di connettersi a Internet, che rappresentano una quota del 30 per cento dell’intero parco televisori esistente. Il problema è che pochi ne sfruttano davvero le funzioni smart: la predisposizione personale c’è, ma tanto per fare un esempio concreto nessuno usa la tv ad esempio per videochiamare con Skype.
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