È morto Rossetto, fondatore del molino di Pontelongo

PONTELONGO. È improvvisamente mancato, all’alba di ieri, Giovanni Carlo Rossetto, uno degli imprenditori che hanno segnato la storia del paese. Avrebbe compiuto 80 anni a maggio. Era l’estate del 1975 quando, trasferitosi a Pontelongo dal Vicentino, acquisì lo storico Molino Camilotti, ormai sull’orlo del fallimento. Con dedizione, passione e tanta fatica riuscì a risollevare l’antica attività molitoria, trasformandola da piccola azienda locale a realtà di riferimento nel panorama nazionale ed europeo. Con il suo impegno è riuscito a creare tanti posti di lavoro sviluppando non solo l’azienda ma anche il territorio. Molino Rossetto è oggi un brand capace di fatturare milioni di euro. È soprattutto la storia di una famiglia di mugnai che si tramanda dal 1760 e che ha saputo continuamente rinnovarsi e garantire prodotti di altissima qualità grazie a scelte strategiche, alla scelta delle materie prime, alla cura meticolosa di ogni fase della lavorazione, all’impiego di tecnologie all’avanguardia. Una tradizione che Carlo ha saputo trasmettere anche ai figli Paolo e Chiara, i suoi successori. L’azienda non ha mai perso la conduzione familiare.

«Era una persona umile e saggia» lo ricordano la moglie Maria Grazia Rodighiero, i figli e i nipoti, riuniti nella casa di famiglia «che sapeva sempre dare un consiglio mirato e concreto, spesso con una battuta o con una metafora. Le sue pillole di saggezza non erano rivolte solo a Paolo e Chiara, ma anche a tutte le persone che incontrava, Non è infatti un caso che venisse considerato un punto di riferimento da tanti. È stato e resterà un esempio di come si affronta la vita dando sempre il massimo e senza mai arrendersi». Uomo dal carattere forte, ha saputo raggiungere grandi traguardi con la famiglia e nel lavoro. «Lo spirito imprenditoriale che lo contraddistingueva» aggiungono i suoi cari «lo ha portato a prendere decisioni importanti e sempre ponderate dalla sua saggezza e dalla sua fermezza d’animo». Tra le sue passioni, la caccia era la più importante. Una passione iniziata ancora quando era adolescente: questo era il 64° anno con la licenza. «Indimenticabili» concludono nel ricordo «rimarranno le cene alla “Molinella”, la casa di campagna della famiglia che si trova lungo l’argine del Bacchiglione, organizzate per riunire familiari e amici. Grazie al suo insegnamento oggi la “Molinella” è un luogo di incontro dove viene valorizzato il recupero del saper fare legato alla manualità e al rispetto della terra».
«Un uomo serio, di stile e riservato» lo ricorda il sindaco Fiorella Canova «che non amava la ribalta nonostante i suoi successi come imprenditore. Ha sempre cercato di valorizzare la propria famiglia e i risultati non sono mancati». Il funerale dovrebbe essere celebrato mercoledì pomeriggio nella chiesa parrocchiale di Sant’Andrea.
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