E nel film di Zalone una nonna padovana

Livia Rossetto, 77 anni, irresistibile attrice per passione
Di Daniela Frisone

PADOVA. Settantasette anni e un animo da ragazzina. Livia Gina Rossetto, per tutti Livia, ha molto da raccontare sul suo essere donna e attrice. La scopriamo sul grande schermo, in “Sole a catinelle”, un film di Checco Zalone, girato la scorsa estate in città. Ha uno sguardo innocente, il sorriso contagioso: Livia scherza volentieri sul suo gestaccio al comico barese mentre tenta di rifilarle un folletto. «Vecio, guarda là cos’ho!», dice indicandogli un aspirapolvere supertecnologico. Certo, mostrare il dito medio non le si addice, ma il cinema è altro dal quotidiano. «È una terapia», spiega Livia, «recitare mi ha liberato dai pesi inutili della vita». Le insicurezze giovanili, quel senso di inferiorità che mortifica le passioni. Strano ma vero. Livia fa l’attrice solo da vent'anni, dopo una vita da impiegata. Piccole parti, d’accordo, ma graziose, d’effetto. Prima tappa, anno 2000: “Come quando fuori piove”, miniserie televisiva diretta da Mario Monicelli. Qui Livia ha un felice scambio di battute con Stefano Accorsi. In un ufficio postale - Livia fa l'impiegata - l’attore legge “Chiuso per lutto” davanti a uno sportello. Chiede spiegazioni e lei risponde qualcosa come: «Sarà uno scherzo!». Lui scappa, mentre Livia gli grida dietro: «Ma dove va?!». E poi l'incontro con il maestro del cinema erotico italiano. Anno 2002, sul set di “Senso ’45”. Tinto Brass accoglie Livia in un palazzo antico di Venezia. «Gentilissimo! - ricorda - mai visto un regista che ti apre la porta e ti fa accomodare per un provino». Beh, immaginate Tinto Brass (senza sigaro), con accanto un segretario, di fronte Livia, a domandarsi se le si addice la parte di una caldarrostaia. Non ne è convinto, gli sembra troppo giovane, e così le chiede: «Si spoglia?». Ridono entrambi. Morale della favola: Livia ovviamente non poserà nuda ma non sarà neppure una cuoca di caldarroste. Con lei ci sarà un’amica, e porteranno una damigiana a un matrimonio. Un piccolo ciak, però significativo per Livia.

La sua partecipazione ad altri film, anche per la televisione, ha messo a punto il suo ego. Nel senso buono, intendiamoci. Non è da tutti riuscire a dire, a più di settant'anni, «mi gusto la vita, mangio come voglio, mi vesto come voglio». E quel grazioso ombrellino, abbinato a un abito bianco, aspettando di girare sul set di Zalone, le ha portato bene. Da una telefonata ai primi di giugno in cui lo staff di “Sole a catinelle” le chiedeva di farsi viva a Monselice per il provino, a quella sua battuta: «Accidenti, che scalogna nera… proprio ora che vado al mare!»; fino a riviera Albertino Mussato dove lo staff di Zalone si complimentava con lei per come aveva sistemato gli abiti di scena in valigia. Una vestaglietta, un grembiulino, uno scialletto, un golfino e un paio di ciabatte. Tutto a posto prima di mandare a quel paese Checco. Apprezzamenti ed empatia per Livia, sempre. Anche quando ha recitato nella serie televisiva “Il Commissario Brunetti”. L’anno scorso, a novembre. Sul set Livia abita in una casa di riposo, un tizio le si avvicina e le regala un gratta e vinci, apparentemente fortunato; infatti Livia esclama: «Ho vinto!», mentre l'imbroglione se ne va a gambe levate. «Lì mi hanno applaudito, racconta. E non è il primo che le dedica una troupe cinematografica o il pubblico per una delle sue performance in palcoscenico. Sì, perché il desiderio di Livia, una volta andata in pensione, è stato (a parte il latino) quello di studiare teatro. E ci è riuscita. Recita in dialetto da una ventina d’anni in due compagnie. E uno dei suoi ruoli più riusciti è quello della cameriera impicciona. Esilaranti le sue gag, esplicita la sua mimica facciale. La stessa che ritroviamo nel video di un singolo di Zucchero, datato 2011. In “Vedo nero”, Livia, insieme ad altri coetanei, guarda sorpresa un gruppo di splendide ventenni in bikini. E poi si lascia travolgere dal ritmo. Quello giovane, che ancora le appartiene.

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